A 62 anni dal volo di Gagarin, la nuova frontiera è la Luna

Dopo 62 anni e oltre 600 voli di astronauti di almeno 37 Paesi, la prossima frontiera da superare è raggiungere nuovamente il satellite della terra e, in seguito, portare un equipaggio umano su Marte
Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (fonte: Robert Couse-Baker/NASA) © AnsaYuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (fonte: Robert Couse-Baker/NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (fonte: Robert Couse-Baker/NASA) © AnsaYuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (fonte: Robert Couse-Baker/NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (fonte: Robert Couse-Baker/NASA) © AnsaYuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (fonte: Robert Couse-Baker/NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (fonte: Robert Couse-Baker/NASA) © AnsaYuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (fonte: Robert Couse-Baker/NASA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il 12 aprile 1961 l’orbita terrestre era il grande obiettivo e i 108 minuti di volo di Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio, erano il traguardo di un’era spaziale che allora era iniziata da una manciata di anni. Dopo 62 anni e oltre 600 voli di astronauti di almeno 37 Paesi, la prossima frontiera da superare è raggiungere nuovamente la Luna e, in seguito, portare un equipaggio umano su Marte.

Si prepara intanto la seconda missione tutta privata, organizzata dall’azienda Axiom, che contribuirà ulteriormente a consolidare
la Space Economy. Ma come 62 anni fa, quello che continua a essere vero è che «lo spazio fa sentire uniti», osserva un veterano come Paolo Nespoli.

Istituita nel 2011 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) per i 50 anni dal volo di Gagarin, la Giornata dedicata all’avventura umana fra le stelle ha voluto affermare fin dall’inizio il «contributo della scienza e della tecnologia spaziali nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e nell’aumento del benessere degli Stati e dei popoli, oltre a garantire la realizzazione della loro aspirazione a mantenere lo spazio esterno per scopi pacifici».

La visione era quella dello spazio come di un territorio pacifico e senza confini, dai benefici aperti all’intera umanità. Se il 12 aprile è una sorta festa nazionale per la Russia, dove si celebra il Giorno dei cosmonauti, per gli Stati Uniti è anche la data del lancio del primo Space Shuttle, il Columbia, che ha debuttato nel 1981, ma «per tutti - dice Nespoli all’ANSA - il volo spaziale ha un valore simbolico altissimo: ci fa sentire tutti uniti. Lo spazio è anche una meta per il futuro: guardiamo avanti per continuare a esplorare l’universo, in una sfida continua».

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Poyekhali! (Andiamo!) aveva gridato Gagarin al momento del lancio e ancora oggi la scommessa è andare e superare nuovi confini. Se l’orbita terrestre allora era il grande traguardo, l’orbita lunare è la prossima frontiera, con l’arrivo di nuovi equipaggi e il progetto di costruire la prima base permanente sul suolo lunare. La Luna promette poi di essere il trampolino per raggiungere Marte e alla vita su Marte è dedicata la simulazione di un anno organizzata dalla Nasa a partire da giugno.

Intanto la Space economy si consolida, con la seconda missione organizzata da un’azienda privata come Axiom, e intanto si prepara la Lunar economy. Senza dubbio, dice ancoraNespoli, «l aziende hanno capito che nello spazio c’è modo di fare del commercio», a partire dal turismo spaziale. C’è ancora un po' di confusione: «siamo appena agli inizi, ma sono sicuro che con il tempo le cose si chiariranno».

Quello che invece è certo, osserva l’ex astronauta, è come nello spazio le prospettive siano molto diverse: «che tu sia russo, americano, giapponese o europeo, quando sei nello spazio ti senti emissario del genere umano», ed è qualcosa che va al di là dei conflitti che avvengono sulla Terra, come dimostra il fatto che «i programmi sulla Stazione Spaziale continuano ad andare avanti».

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