L'intervista

Caso Emanuela Orlandi, spunta una registrazione "rubata". «Ecco perché farà tremare il Vaticano»

di Dennis Dellai
L'audio, registrato dal giornalista Alessandro Ambrosini, riporta la voce di un ex della banda della Magliana e riaccende i riflettori sulla vicenda.
Una manifestazione in piazza S. Pietro per Emanuela Orlandi
Una manifestazione in piazza S. Pietro per Emanuela Orlandi
Una manifestazione in piazza S. Pietro per Emanuela Orlandi
Una manifestazione in piazza S. Pietro per Emanuela Orlandi

Una registrazione audio del 2009, fatta all’insaputa dell’intervistato in un borgo dell’hinterland romano. Uno di quei piccoli centri dove si sono “formati” alcuni dei volti noti della banda della Magliana. Quattro ore di racconto, da parte di un ex di quella banda, sul caso di Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni rapita in Vaticano nel 1983 e mai tornata. L’uomo che ha in mano la registrazione è il vicentino Alessandro Ambrosini, giornalista e blogger, con all’attivo una lunga serie di interviste a criminali di lungo corso. Questa settimana sulla sua pagina Facebook verrà pubblicato un estratto dell’audio, pochi minuti che però, a suo dire, lasceranno il segno, specie in Vaticano. «Non ho dubbi su questo, ci sono informazioni importanti nella registrazione».

E che cosa viene fuori? Chi è il personaggio intervistato?
Il nome lo farò ai magistrati, però posso dire che è uno che aveva un ruolo di prim’ordine nella banda della Magliana. Faceva parte del troncone che tesseva rapporti economici e di potere con i servizi segreti, con il Vaticano e con la politica. Era un socio del boss Enrico De Pedis, detto Renatino, agiva nel mondo del gioco d’azzardo. Per capire a che livello siamo, pensi che questo personaggio era talmente potente da avere una sala giochi in via Cola di Rienzo, davanti alle palazzine della Dia. Lui stesso afferma che quando non aveva tempo per seguire il lavoro c’erano due dei servizi segreti che gli tenevano la sala. Eravamo fra gli anni ’80 e ’90.

Ma qual è il collegamento con Emanuela Orlandi?
Partiamo dalla docu-fiction di Netflix “Vatican Girl”. In quella serie un’amica di Emanuela dice che la giovane le aveva confidato di essere stata molestata da un alto prelato del Vaticano. Questo potrebbe essere stato un validissimo motivo per farla sparire».

D’accordo, ma ora stiamo parlando della registrazione in suo possesso.
«Esatto e la cosa interessante è che il personaggio che parla nella registrazione dice le stesse cose raccontate dall’amica della Orlandi. E questo avviene nel 2009, cioè in anni in cui Netflix non c’era ancora in Italia. Quello che esce dalla registrazione rafforza quanto è venuto a galla nella serie televisiva.

Quindi Emanuela sarebbe stata rapita perché si temeva che emergesse la questione delle molestie subite in Vaticano. Ma il personaggio che lei ha sentito cita anche il nome del prelato?
Certo, e non solo, fa anche altri nomi che non posso citare ma che potrei riferire ad un magistrato.

Ma perché non ha tirato fuori prima questa registrazione se la riteneva così importante?
Perché in quel momento non era pensabile trattare l’argomento, e ascoltando l’audio si capisce anche perché. E poi mi era stato chiesto dal fratello di Emanuela, Pietro.

Pietro le aveva chiesto di non parlarne?
«Sì. Quando Pietro ha ascoltato l’audio gli si è aperto un file in testa e ha deciso di seguire questa traccia. Quindi mi ha chiesto di non divulgare la registrazione e io, per il profondo rispetto che nutro nei confronti della famiglia Orlandi, non ho potuto dirgli di no.

E ora cos’è successo? Perché ha deciso di rendere pubblico l’audio?
A parte aver ottenuto l’ok da Orlandi, c’è anche un altro aspetto. La chiave di volta che mi ha convinto è stata la docu-fiction di Netflix, quel pezzo che conferma ciò che io ho nella registrazione e che è stato detto in tempi non sospetti.

Bisogna capire se il personaggio della registrazione è attendibile. Restano molti dubbi sinceramente.
Guardi, conosco i criminali, ne ho incontrati tanti, compreso Felice Maniero, so che hanno un ego altissimo e spesso gonfiano i loro racconti. Di solito li faccio andare a ruota libera per un’oretta, sapendo che dopo arriva la parte interessante. Su quello che mi ha raccontato l’amico di De Pedis ho trovato molti riscontri che fanno aumentare il valore della veridicità.

Ha voluto soldi per parlare?
Macché soldi, ho registrato a sua insaputa.

E non teme ritorsioni?
Figuriamoci, sono abituato. Non le ho avute nemmeno da Maniero.

Che cosa si aspetta dalla pubblicazione dell’audio?
Che l’inchiesta venga riaperta. Da parte mia sono pronto a rivelare anche le fonti se questo servirà a far luce sul caso. 

 

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