Castelnuovo

Maximilien Seren Piccinni: «Vi svelo la mia Sandra Milo»

di Katia Ferraro
Lo scenografo ripercorre il legame con la madrina di Riflessi del Garda: «Milo, sognatrice diffondeva l’amore per le piccole cose»
Amicizia Seren Piccinni con Sandra Milo, conosciuta nel 2005
Amicizia Seren Piccinni con Sandra Milo, conosciuta nel 2005
Amicizia Seren Piccinni con Sandra Milo, conosciuta nel 2005
Amicizia Seren Piccinni con Sandra Milo, conosciuta nel 2005

«Quando le persone mi vedevano con Sandra pensavano fossi suo nipote. Con me è stata da subito protettiva. Ci ha legato un’amicizia sincera, pura e premurosa: lei aveva con me un affetto materno». Così il regista e scenografo Maximilien Seren-Piccinni ricorda Sandra Milo, morta lunedì a Roma.

Novant’anni portati con leggerezza, come quella che aveva trasmesso l’estate scorsa ospite e madrina dell’ultima serata del Festival Riflessi del Garda, organizzato tra Castelnuovo e Peschiera dal Fondo Niccolò Piccinni per promuovere la riscoperta della produzione del musicista e compositore Niccolò Piccinni (Bari 1728 - Passy, Parigi, 1800) maestro dell’opera buffa napoletana.

Origine franco-belga ma nato a Verona 35 anni fa, oggi Seren-Piccinni - discendente del grande musicista, oltre che presidente del Fondo - vive tra Castelnuovo e Roma. Abituato a frequentare il mondo dello spettacolo fin da bambino, fu avviato alla carriera da Franco Zeffirelli («padrino artistico») e vanta collaborazioni con Mario Monicelli.

«Ho incontrato Sandra la prima volta nel 2005, con la mia famiglia, in occasione della beatificazione di suor Maria Pia Mastena», la religiosa di Bovolone a cui è stato attribuito il miracolo del ritorno in vita di Azzurra De Lollis, figlia di Sandra Milo, nata prematura e considerata clinicamente morta.

Tra intervista e festival

«Ci siamo conosciuti meglio nel 2021, a Milano, a casa della marchesa Maria Alberta Viviani Corradi Cervi, amica comune», prosegue Seren-Piccinni, «stavamo progettando Riflessi del Garda e c’era l’idea di chiederle di esserne la madrina. Sandra ha abbracciato talmente il progetto da aiutarci a raccogliere fondi per le borse di studio per i giovani musicisti».

Un altro momento che li ha legati è stata la video-intervista, pubblicata sul canale YouTube del Fondo Piccinni: «Album di una Diva». «L’idea è nata perché parlando del più e del meno mi aveva raccontato di non essere soddisfatta delle interviste che le facevano in tv, diceva che non restituivano l’immagine realistica della sua carriera, anche dal punto di vista caratteriale. Era stufa di sentirsi chiedere le stesse cose, così abbiamo cercato di approfondire degli aspetti di lei poco conosciuti. Durante il festival abbiamo cercato di mostrare l’altro suo lato», aggiunge Seren-Piccinni, «pochi sanno che Sandra era anche scrittrice: sta per uscire la sua autobiografia, mentre da sempre scriveva poesie, qualcuna della raccolta “Il corpo e l’anima” è stata letta durante il festival».

Profonda e intelligente

Perché Sandra Milo «era una persona profondissima e molto intelligente», sottolinea l’amico, «sognatrice, diffondeva l’amore per le piccole cose. Ha insegnato a chi le stava accanto ad amare la vita e l’essere umano, a lasciarsi sempre andare: lei era così, poi in tv diventava personaggio». Tema, questo, su cui c’era all’orizzonte un’altra collaborazione: «In questi giorni avremmo dovuto sentirci per portare avanti una nuova idea, una pièce basata sulle sue esperienze di vita legate all’identità assunta come personaggio famoso».

Un episodio, un aneddoto memorabile? «È legato a quando l’ho intervistata», risponde, «io non avevo trucco, così lei ha estratto il suo armamentario di make-up spiegandomi che il lucido della pelle non andava bene per le riprese. Mi ha messo la cipria, mi ha detto quali pose assumere, ha coordinato la posizione delle luci. Ha dimostrato di essere una grande professionista. Eravamo assistiti da una troupe giovane che non la conosceva. Quando abbiamo finito», conclude, «tutti se ne erano innamorati. È il ricordo più bello, il ricordo di come riusciva a colpire la gente. Mi ritengo fortunato ad averla conosciuta».

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