Zaino in spalla

Con le ciaspole a Pizzo di Levico: è l'incantevole «Occhio dell'altopiano»

di Fausto Camerini
faucame@gmail.com

«L’occhio dell'altopiano»: è definito così il Pizzo di Levico sull'ottimo volume scritto da Chiej Gamacchio e Baldi e dedicato all'altopiano di Asiago. In effetti da lassù si domina gran parte dell'altopiano mentre a settentrione lo sguardo si spinge sino ai Lagorai ed alle Dolomiti.

Sulla vetta, chiamata anche Cima Vezzena, si trova una grande croce posizionata sul tetto dell'antico forte austriaco che, dal 1915 al 1918, fu teatro di violenti scontri e bombardamenti tra italiani ed austroungarici. Impressionante è il precipizio che si trova appena a Nord del forte e della croce: un verticale baratro che affonda per centinaia di metri verso la Val Grande, il Lago di Levico e la Valsugana dove scorre il fiume Brenta.

La "passeggiata" in vetta

Con l’appuntamento di oggi saliremo lassù con le ciaspole, percorrendo un giro ad anello riservato agli esperti per l'impegnativo tratto di salita che richiede buone capacità di orientamento. Facile, invece, oltre che molto frequentato si presenta l'itinerario qui descritto per la discesa. I non esperti, comunque, potranno sia salire che scendere da quest'ultimo.

La partenza

Da Asiago si raggiunge in auto il Passo di Vezzena dove, nei pressi dell'albergo omonimo, si può parcheggiare. Ad ovest dell'albergo si prende una stradina (frecce per Forte Verle) che porta ad un ristorante. Si prosegue a destra della costruzione e con un largo giro si supera il tondeggiante dosso di quota 1.461 metri puntando in direzione d'una casa che si lascia poi a destra. Si raggiungono i pressi del visibile Forte di Cima Verle: tetri e grigi muri di cemento che per i lunghi anni della Grande Guerra hanno tenuto in ostaggio troppi giovani destinati a morire inutilmente sui campi di battaglia.

Da qui si scende per poche decine di metri fino a raggiungere una selletta senza nome di quota 1.468 metri al limitare del bosco ai piedi della cresta Sud-Sudovest del Pizzo di Levico. Nei pressi della selletta si trovano generalmente due tracce: la più evidente va a destra (la si seguirà al ritorno; è il percorso facile); la meno marcata sale a sinistra decisa nel bosco. Si segue quest'ultima; se non fosse presente (il che avviene abbastanza spesso) conviene infilarsi decisi nel bosco e cercare di salire il più possibile in direzione Nord-Nordovest individuando, tra la vegetazione, i tratti meno ripidi fino ad uscire dalla pineta.

Più su, oltre il bosco, si trova un pendio più aperto dove a chiazze si trovano macchie di mughi che, se la neve è scarsa oppure fresca e farinosa, possono rendere in alcuni punti abbastanza faticosa la progressione. Si continua a salire in direzione della cresta senza percorso obbligato. La descrizione di questo itinerario continua la prossima settimana.

 

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