L’ascesa in vetta al Monte dei frati
è una tentazione per alpinisti esperti

Una veduta del Monte dei Frati
Una veduta del Monte dei Frati
Una veduta del Monte dei Frati
Una veduta del Monte dei Frati

I primi alpinisti a salir lassù furono il tedesco Schulz assieme all'italiano Collini nel lontano 1878. Eravamo agli albori dell’esplorazione alpinistica del gruppo dell’Adamello. Oggi arrivare alla vetta del Monte dei Frati da dove si gode un magnifico panorama non è più così impegnativo come allora ma è pur sempre riservato ad alpinisti esperti. Punto d'appoggio della fantastica escursione è il rifugio Garibaldi, appollaiato sulle rive del Lago Venerocolo, ai piedi della imponente parete Nord dell'Adamello. Lo si raggiunge da Temù: in auto sino a Malga Caldea poi su noiosa strada asfaltata ai Laghi d'Avio; si supera il Lago Benedetto, la Piana di Lavedole e si arriva al rifugio. Il tutto su sentiero ottimamente segnalato. Consigliabile spezzare l'escursione in due giorni pernottando nell'accogliente rifugio. Dal rifugio si torna in direzione della diga ed al primo bivio si prende a destra un sentiero che ripassa alto sopra il rifugio. Si passa accanto ad alcuni paletti che servono alle rilevazioni nivologiche e si sale sino ad una vasta conca a circa 2900 metri dove iniziano le grosse pietraie e il sentiero si perde. Seguendo le segnalazioni biancorosse si continua tra grossi massi e residui di neve che a volte resistono sino a stagione inoltrata e si raggiunge il Passo del Venerocolo, lambito dai ghiacci della Vedretta del Pisgana. Alla nostra destra un sentiero sale al Monte Venerocolo che nelle vecchie carte veniva confuso col Monte dei Frati. Dal valico noi seguiamo a sinistra una traccia di sentiero non segnalata che procede tra erba, sassi e ruderi di fortificazioni militari della Grande Guerra. A inizio stagione si superano alcuni campi innevati. Si raggiunge l’aerea spalla quasi orizzontale che si percorre a tratti sul detritico versante del Venerocolo e a tratti sul filo di cresta che piomba vertiginoso dall’altro lato. Ci si abbassa ad un intaglio (passaggio di II). Questo passaggio è evitabile restando per qualche decina di metri sotto il crinale sui detriti del versante del Venerocolo.

Dall’intaglio si prende a sinistra per infilarsi più avanti in un canalino detritico che riporta in cresta. Un altro tratto semipianeggiante e, poco prima della vetta, si scende ad un altro intaglio dove, con una delicata traversata a sinistra si entra in un ripido canalino detritico che porta alla sommità. Si torna dallo stesso percorso di salita.

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