Ultimo strappo sul Monte Mandrone
tra ghiacciai e panorami mozzafiato

Uno sguardo verso le Lobbie
Uno sguardo verso le Lobbie
Uno sguardo verso le Lobbie
Uno sguardo verso le Lobbie

Il Monte Mandrone è la meta finale. La scorsa settimana dal fondo della Val di Genova avevamo raggiunto il rifugio Città di Trento conosciuto anche come Rifugio Mandrone. Consigliabile pernottare lassù per spezzare in due giorni la fatica dell'ascensione. Dal rifugio si segue il sentiero segnalato che scende brevemente nella Conca del Mandrone dove sono ospitati gli omonimi laghetti. Un arzigogolato percorso si fa strada tra dossi erbosi, pozze, rocce montonate sino ad uscire dalla conca. Davanti a noi la selvaggia visione della fronte del Ghiacciaio dell’Adamello, là in alto, dove nasce il Sarca: una fronte che alla fine del XIX secolo arrivava al fondo della Val di Genova, nei pressi del punti di partenza di questo itinerario e che ogni anno si ritira sempre più in alto. Sotto di noi un lago dalle torbide acque: è il Lago Nuovo formatosi una trentina di anni fa per il ritiro dei ghiacci. Si prosegue per terreno accidentato seguendo le segnalazioni sino ad arrivare ai piedi del largo vallone che scende dal Passo della Valletta. Qui abbandoniamo le segnalazioni che conducono al Ghiacciaio dell'Adamello e, senza percorso obbligato, ci addentriamo nel vallone. Ci troviamo su un percorso che è più frequentato dagli scialpinisti in inverno che dagli alpinisti ed escursionisti in estate. E forse è questa una delle ragioni che lo rende affascinante, anche se assai faticoso. Si supera un minuscolo laghetto, poco più di una pozza che talvolta in estate sparisce completamente e si sale per dossi morenici e pietraie circondati dalle creste granitiche del Monte Venezia a sinistra e del Monte Mandrone a destra. Arrivati nella parte alta del vallone si trova quasi sempre neve: se dura richiede l'uso dei ramponi. Si raggiunge il Passo della Valletta: dall'altro lato si stende ai nostri piedi il ghiacciaio del Pisgana. Senza scendere sul ghiacciaio ci si porta alla base delle rocce della cresta Sudovest del Monte Mandrone. Ad inizio stagione o nelle annate ricche di precipitazioni si può trovare neve lungo l'intera cresta. Si sale per sfasciumi e un paio di salti rocciosi e si raggiunge l'Anticima Ovest, di poco più bassa della vetta principale. Si prosegue ora lungo la panoramica cresta e si raggiunge la sommità del Monte Mandrone che, tranne un breve periodo tra luglio e agosto del 1915, restò in mani italiane per tutta la durata della Grande Guerra.

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