Val Lagarina, piacevole escursione per tutte le stagioni

di Andrea Ravarini
Il tronco secco di un albero si è trasformato in un orso
Il tronco secco di un albero si è trasformato in un orso
Il tronco secco di un albero si è trasformato in un orso
Il tronco secco di un albero si è trasformato in un orso

A sud di Trento, l’ultimo tratto che il fiume Adige percorre tra le montagne prima di sboccare nella Pianura Padana prende il nome di Val Lagarina. Una facile escursione per tutte le stagioni ci porta a scoprire un altopiano e una valle sospesa sul suo versante destro, ai piedi della catena montuosa Stivo-Bondone che divide il corso dell’Agide a est da quello del Sarca a ovest. Lasciato il fondovalle presso Villa Lagarina, saliamo alla frazione di Castellano, adagiata su un pianoro a ottocento metri di quota, dove parcheggiamo nei pressi della chiesa. La località prende il nome dalla rocca medioevale posta al margine sud dell’abitato, la cui storia è legata alla famiglia dei Conti Lodron che lo trasformarono in una residenza fortificata: oggi è chiuso al pubblico, ma vale comunque la pena raggiungere con una breve digressione il parco ai suoi piedi dove in estate si tiene il festival musicale Castelfolk. Entriamo nel borgo camminando verso nord, seguendo poi un viottolo con staccionata che conduce sino ad un tornante della strada provinciale: si prosegue in direzione Daiano seguendo la stradina asfaltata per circa un chilometro. Al bivio per Marcoiano, da dove giungeremo al ritorno, continuiamo diritti in leggera discesa sino ad attraversare un ponticello sul Rio Mulin; si risale il corso del ruscello sino alla località Peschiera, dove - in un intrico di sentieri e stradine - prendiamo nettamente a destra e poi subito a sinistra sino ad incontrare la mulattiera che sale da Torano. Si giunge così in località «Cinque Strade» dove, per l’appunto, si incrociano cinque sentieri: prendiamo quello in direzione nord est verso Prà dell’Albi, una zona protetta il cui nome viene fatto risalire alla forma della conca in cui si trova, che ricorda il trogolo in cui mangiano i maiali, chiamato in dialetto «albe». Attraversata la strada, costeggiamo a sinistra la torbiera sino a raggiungere un’area pic-nic. A destra una breve deviazione condurrebbe alla chiesa romanica di San Martino, in splendida posizione sulla sommità dell’omonimo colle. Seguiamo invece, per un breve tratto, la strada in direzione nord est per prendere poi a sinistra il sentiero nel bosco ben segnalato che conduce a Malga Cimana dei Presani, un frequentato ristoro posto in un’ampia radura dove si conclude la prima parte dell’escursione. La prossima settimana rientreremo a Castellano passando dal suggestivo Lago di Cei.

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