L'avicoltura si conferma unico settore zootecnico col segno più in Veneto. A dirlo è un rapporto pubblicato da Veneto agricoltura. Negli ultimi 10 anni c'è stato nella nostra regione un incremento di consumo di carne avicola del 20%, da poco più di 17 chilogrammi l'anno agli attuali oltre 20 pro-capite. La risposta del sistema produttivo nazionale è stata buona, tale da assecondare la richiesta del mercato. In particolare il Veneto, che vale circa un terzo della produzione nazionale, metà della quale è concentrata nel Veronese, ha aumentato la propria produzione a peso morto di circa 100 mila quintali (+18%). Il numero degli allevamenti è rimasto uguale, ma è aumentata la capacità produttiva del 30%. Per la carne bovina, che anch'essa vede nella nostra provincia un'elevata concentrazione di allevamenti, c'è invece un calo produttivo. In termini di capi l’Italia ne ha persi circa 1,2 milioni e in peso 2,6 milioni di quintali tra il 2009 e il 2019. I vitelloni sono circa 850.000, per un peso morto pari a circa 2,3 milioni di quintali (dati Istat). Su questo fronte il Veneto sembra tenere meglio, con qualche segnale di recupero o stabilizzazione. Tra il 2009 e il 2015 qui era diminuito il numero di animali inviati al macello di circa 110mila capi (-13,5%). Tale percentuale che si è ridotta nel 2019 al 4%, con un recupero negli ultimi 5 anni di circa il 10% (dati Anagrafe zootecnica). Da alcuni anni il consumo di carne in Europa e in Italia sta diminuendo sia per motivi di sostenibilità della spesa da parte di ampie fasce della popolazione, sia per una nuova consapevolezza alimentare, che fa limitare la quantità delle porzioni a tavola. Gli esperti prevedono che in Europa, da qui al 2030, potrebbe registrarsi un calo del 20% dei consumi di carne bovina e del 7-8% di quella suina; solo per la carne di pollo è atteso un aumento del 3-4% dei consumi. Questi trend sembrano essere applicabili anche al Veneto. •