L'INCONTRO

Loggia 2023, i 4 candidati intervistati da Bresciaoggi: ecco come vedono la Brescia del futuro >>> IL VIDEO

di Giuseppe Spatola
Sul palco del Der mast i competitor si sono messi a nudo. Presentati progetti, proposte e idee per una città sempre di più in chiave europea come capitale moderna e solidale
I candidati sindaco sul palco del Der Mast per il confronto promosso da Bresciaoggi.it
I candidati sindaco sul palco del Der Mast per il confronto promosso da Bresciaoggi.it
Loggia 2023, i 4 candidati intervistati da Bresciaoggi

Il primo passo verso l’ultimo miglio che porta alla Loggia è stato mosso dal palco del Der Mast. Davanti ai taccuini e alle telecamere di Bresciaoggi i quattro candidati sindaco hanno incrociato sguardi, parole, progetti e proposte mettendosi completamente a nudo. Nessun limite, se non quello del tempo contingentato, e i paletti di quattro macro-aree su cui avvitare il confronto. Così il dibattito pubblicato sul nostro sito,  il primo a vedere tutti presenti in meno di 5 metri quadri, ha restituito l’immagine plastica della città che sarà con una o l’altra guida.

Laura Castelletti, un filo di trucco su giacca blu a spezzare il bianco dei pantaloni e della camicia, ha rilanciato la sua Brescia proiettata verso l’Europa con cultura, ambiente e sostenibilità declinata alla mobilità. L’appello alla continuità del buon lavoro fatto dal suo predecessore e «mentore» Emilio Del Bono lo ha lanciato con i sorriso deciso di chi ha la consapevolezza di avere 30 di esperienza amministrativa alle spalle, dalla presidenza del consiglio comunale all’essere stata vice sindaco negli ultimi dieci anni. Per lei un «pregio», un punto a favore. Per gli altri il difetto più grande.

E lo ha rimarcato con decisione proprio il primo competitor alla Loggia, Fabio Rolfi. Grisaglia blu, camicia bianca d’ordinanza e cravatta in tinta con il vestito appena stirato: il candidato leghista del centrodestra non le ha mandate a dire senza mai, però, nè alzare la voce nè superare i limiti. Critiche dirette all’opera della giunta uscente e un progetto di città partito dalle periferie e da chi, a suo parere, è stato dimenticato negli ultimi 10 anni. In primo piano il commercio, l’innovazione, il turismo, la cultura e la sicurezza. Temi ripetuti nelle settimane di campagna che al Der Mast hanno riempito i minuti della tribuna politica organizzata volutamente senza pubblico, per far emergere le idee e i programmi.

Una occasione presa al volo da Alessandro Lucà, imprenditore e scrittore, candidato dei Cinquestelle con l’appoggio inedito di Unione Popolare e Partito Comunista. Per lui l’affondo è tutto sull’ambiente e la legalità. Sì, perchè per il leader civico dei grillini allargati a sinistra non si è fatto nulla in dieci anni e Del Bono non solo non ha cambiato l’aria ma l’ha pure peggiorata. Duro e concreto nel proporre la chiusura della terza linea del termovalorizzatore che per Lucà è solo «un inceneritore che inquina». Poi l’impegno per combattere le infiltrazioni mafiose e la conseguente necessaria presa di coscienza di Brescia, dove esiste una sezione autonoma della Dia che indica la gravità del problema taciuto da molti.

Chiaro quanto l’approccio di Alessandro Maccabelli e della sua lista La Maddalena. Solidarietà, ascolto e impegno civico per cambiare il cambiabile. Maccabelli non gioca a fare lo sparring partner di nessuno. Anzi. Il candidato che porta il nome della montagna di Brescia si è auto definito come «l’unica risorsa civica» in campo. Una lista che intende usare la politica come mezzo per realizzare i progetti di ogni bresciano. Da qui l’appello alla sussidiarietà, all’integrazione e alla capacità di coinvolgere i giovani nella vita sociale della comunità. Tutto nella logica della montagna da scalare, dove ogni passo è scandito dalla voglia di arrivare al traguardo senza compromessi. Come dire che l’ultimo miglio che separa la città dalle urne ha disegnato quattro visioni di comunità diverse. Certo, la dialettica del palco ha imposto tempi e reazioni davanti alle accuse degli avversari.

Tutto nelle regole non scritte della politica, dove le campagne si giocano sulle promesse più che sulla concretezza. Innegabile che molti campi trattati tanto a destra quanto a sinistra si intersecano in una città che oggi è Capitale della Cultura ma nel futuro di tutti dovrà diventare una capitale di stampo europeo, capace di attrarre investimenti e di trattenere i propri giovani tra le antiche mura venete. Insomma una Brescia che torni ad essere Leonessa d’Italia ma anche d’Europa, indipendentemente dal risultato delle urne e da chi ne uscirà vincitore.

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