LA RICERCA

Adamello, il ghiacciaio svela il futuro climatico

di Cinzia Reboni
L'analisi dei campioni consentirà di creare dei modelli continentali per varare strumenti efficaci contro inquinamento e febbre del Pianeta
Una veduta del ghiacciaio del gruppo dell’Adamello al centro della ricerca scientifica sui cambiamenti climatici e sull’effetto dell’inquinamento
Una veduta del ghiacciaio del gruppo dell’Adamello al centro della ricerca scientifica sui cambiamenti climatici e sull’effetto dell’inquinamento
Una veduta del ghiacciaio del gruppo dell’Adamello al centro della ricerca scientifica sui cambiamenti climatici e sull’effetto dell’inquinamento
Una veduta del ghiacciaio del gruppo dell’Adamello al centro della ricerca scientifica sui cambiamenti climatici e sull’effetto dell’inquinamento

La strategia per contrastare i cambiamenti climatici passa dalla ricerca sulla montagna più amata e carica di significati storici della provincia di Brescia. Sull’Adamello è entrata nel vivo la ricerca in grado di ricostruire, attraverso il carotaggio del più grande ghiacciaio italiano, mille anni di storia climatica e non solo. Si sono rivelati strategici i risultati della prima fase del progetto «Ada 270», che ad aprile ha coinvolto una task force di tecnici, ricercatori, geologi e docenti universitari incaricata di effettuare un carotaggio della profondità di 225 metri in alta Valcamonica. «Si tratta di un’impresa unica, mai realizzata a simili profondità - ha sottolineato l'assessore regionale all'Ambiente Raffaele Cattaneo nel corso della presentazione dei dati della prima fase della ricerca -. Grazie a questa sperimentazione potremo approfondire il tema del cambiamento climatico e fare passi avanti nella stesura di una proposta di legge in materia, sulla quale stiamo già lavorando e che contiamo di presentare in Giunta entro la fine dell'anno e che venga approvata entro fine legislatura». Il progetto è frutto di una partnership tra 18 enti privati e pubblici e due università. La fase cruciale è stata appunto il carotaggio, durato 11 giorni ed effettuata a 3.200 metri di altezza. Sono stati estratti 300 cilindri di ghiaccio lunghi 75 centimetri. Un'operazione svolta nel totale rispetto dell'ecosistema naturale, che ha visto tra l'altro il coinvolgimento attraverso videocollegamenti in diretta con il campo base di oltre mille studenti delle scuole, compresa una delegazione bresciana. «L'inserimento di cavi in fibra ottica all'interno della perforazione - ha sottolineato Iacopo Morosi, vice responsabile ricerca e sviluppo Cohaerentia - permetterà di monitorare l'evoluzione temporale del profilo termico e deformativo del ghiacciaio lungo la verticale, fino ad una profondità di 225 metri, con un elevato dettaglio spaziale. Un sistema di monitoraggio potrà fornire preziose informazioni, che saranno utili a geologi e glaciologi per prevedere la futura evoluzione del più grande e profondo ghiacciaio italiano». Prende ora il via, invece, la seconda fase del progetto, in cui si effettuerà l'analisi del ghiaccio prelevato, la ricostruzione della storia climatica degli ultimi secoli del territorio e l'impatto che gli eventi atmosferici, e non solo, hanno avuto sull'ecosistema. «I ghiacciai archiviano tutto, anche eventi non strettamente legati alla natura, come ad esempio il disastro di Chernobyl - ha osservato Valter Maggi dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca -. Attraverso l’esame dei campioni contiamo di raccontare la storia climatica del nostro territorio e di ricostruirne l'evoluzione». Il primo passo per mettere a punto strategie per fronteggiare gli effetti negativi del surriscaldamento globale. •.

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