Angiolino Bonetta,
un passo verso
la santità

di C.REB.
Angiolino Bonetta ha compiuto un passo verso la canonizzazione
Angiolino Bonetta ha compiuto un passo verso la canonizzazione
Angiolino Bonetta ha compiuto un passo verso la canonizzazione
Angiolino Bonetta ha compiuto un passo verso la canonizzazione

Un passo verso la santità per un ragazzo di 14 anni morto di tumore a Cigole. Il Papa ha autorizzato la Congregazione per le cause dei santi ad emettere il decreto sulle virtù eroiche di Angiolino Bonetta, nato il 18 settembre 1948 e morto il 22 gennaio 1963 a causa di un tumore. Nonostante la giovane età, si era dedicato alla trasmissione della fede ai coetanei, in particolare con il gruppo del Cvs, il Centro Volontari della Sofferenza. Ad Angiolino, figlio di una modesta famiglia di operai, a 12 anni viene diagnosticato un sarcoma osseo: i medici sono costretti ad amputargli una gamba. Mentre viene trasferito in sala operatoria una suora, raccontano le testimonianze raccolte dal Cvs, gli chiede: «Angiolino, hai pensato a chi offrire la tua sofferenza?». «Sì - risponde il ragazzino -, ho già offerto tutto a Gesù per la conversione dei peccatori». È L’INIZIO DI UNA RAPIDA e prodigiosa trasformazione spirituale. Angiolino entra in contatto con il Centro Volontari della Sofferenza e fa sua la spiritualità del beato Luigi Novarese. I pochi anni che vive dopo l’operazione sono ricchi di apostolato, negli incontri con i sofferenti: «lui, ragazzo mutilato - si legge nella biografia di Angiolino Bonetta scritta dall’Opera beato Luigi Novarese - sapeva infondere serenità e gioia negli ammalati che avvicinava e per i quali pregava». Ed era lui a confortare i familiari: «Mamma, non temere, ciò che il Signore chiede non è mai troppo, io mi sento forte». Durante un corso di esercizi spirituali incontra monsignor Novarese, e tra i due nasce un dialogo molto intenso: «Angiolino, perché vuoi andare a Lourdes?» gli chiede don Luigi. «Per chiedere alla Madonna la guarigione», risponde il ragazzo. «E perché vuoi guarire?». «Per stare con lei, monsignore, e lavorare per gli ammalati». In seguito all’aggravarsi della sua condizione, si consacra al Signore tra i Silenziosi Operai della Croce. «Da quando sono entrato tra i Silenziosi Operai - scrive ai confratelli -, il Signore mi ha dato una tempesta di grazie, da me finora sconosciute. Mi sento forte come un leone e canto dalla mattina alla sera». La notte del 28 gennaio 1963 muore guardando per l’ultima volta la mamma e la statuetta della Madonna di Lourdes che aveva sul comodino. •

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