Animali in difficoltà, nel 2020 è stata dura

di Paolo Baldi
Tra gli «utenti» del servizio anche alcuni scoiattoli Uno sparviere feritoUna delle cucciolate tardive di ricci messe in salvoLa civetta leucistica recuperata dalla Gna
Tra gli «utenti» del servizio anche alcuni scoiattoli Uno sparviere feritoUna delle cucciolate tardive di ricci messe in salvoLa civetta leucistica recuperata dalla Gna
Tra gli «utenti» del servizio anche alcuni scoiattoli Uno sparviere feritoUna delle cucciolate tardive di ricci messe in salvoLa civetta leucistica recuperata dalla Gna
Tra gli «utenti» del servizio anche alcuni scoiattoli Uno sparviere feritoUna delle cucciolate tardive di ricci messe in salvoLa civetta leucistica recuperata dalla Gna

La pandemia che ha costretto a casa una enormità di persone per settimane e il cambiamento climatico hanno creato un imprevedibile effetto combinato nell’anno appena concluso. Un effetto rappresentato dal moltiplicarsi delle missioni di soccorso dedicate agli animali in difficoltà (a volte solo presunte). Lo ricorda proponendo un bilancio del 2020 la Guardia nazionale ambientale, l’associazione titolare da anni di una convenzione con la Provincia, o meglio con la polizia provinciale, il corpo di vigilanza che ha tra le proprie funzioni anche quella del soccorso alla fauna selvatica in pericolo. Partendo da un ufficio concesso dal Broletto nei propri spazi di via Milano, in città, questa realtà gestisce direttamente i recuperi nei fine settimana (con l’eccezione di animali di grandi dimensioni come gli ungulati e i carnivori), e fa da tramite con la provinciale nei giorni feriali. Le segnalazioni telefoniche di esemplari in difficoltà vanno inoltrate allo 030 37 48 000: il recapito di un’agenzia di vigilanza privata convenzionata che fa da primo filtro, girandole poi sul numero di reperibilità della Guardia nazionale ambientale o su quello della polizia provinciale. DESCRITTA la parte tecnica torniamo alla moltiplicazione degli allarmi. Alla Gna spiegano che la reclusione forzata di tantissime persone le ha messe più a contatto con gli animali; soprattutto, in primavera, con tanti giovani uccelli usciti dal nido che, tra l’altro, in molti casi non avevano bisogno di soccorsi ma stavano solo imparando a cavarsela da soli. Il cambiamento climatico ha avuto invece un effetto speciale sui ricci. Il prolungarsi del caldo fino all’autunno inoltrato ha infatti causato cucciolate tardive, e la presenza di tanti esemplari troppo piccoli questi sì da salvare: se un riccio non supera un certo peso, infatti, non sopravvive al letargo invernale. Così, la Gna si è occupata nel 2020 di ben 250 Erinaceus europaeus nei guai; anche 5/6 al giorno tra settembre e ottobre. Ancora poco, comunque, per arrivare agli 898 esseri viventi di ogni classe e specie - mammiferi, uccelli e rettili - recuperati e trasferiti nei Centri per il recupero degli animali selvatici (Cras) di Valpredina (Bergamo) e Paspardo. Tanto per fare un paragone, erano stati 358 nel 2018 e 372 nel 2019. Un numero davvero grande, nonostante durante il lockdown i volontari potessero muoversi solo nei fine settimana con un ordine di servizio. NELL’ELENCO, dicevamo, c’era di tutto: dai rapaci (nel 50/60% dei casi presi a fucilate, spiegano dall’associazione; gli altri finiti contro i cavi elettrici sospesi) ai serpenti; dagli scoiattoli alle upupe, passando per i pipistrelli. Ci sono stati anche ritrovamenti speciali; come una giovane civetta leucistica, ovvero col piumaggio bianco (ma con gli occhi neri) che è finita a Paspardo e che prima di essere inanellata e liberata dopo le cure è stata segnalata all’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Ma anche quelli di un giovane cigno malconcio, curato e rimesso poi in libertà nel lago d’Iseo, che era stato inanellato da pulcino nella Repubblica Ceca. Arrivava dallo stesso Paese anche uno storno ferito, che invece purtroppo non ce l’ha fatta. •

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