Blitz ai ripetitori, altra condanna

di PA.CI.
I ladri prendevano di mira le batterie dei ripetitori delle antenne
I ladri prendevano di mira le batterie dei ripetitori delle antenne
I ladri prendevano di mira le batterie dei ripetitori delle antenne
I ladri prendevano di mira le batterie dei ripetitori delle antenne

Quattro anni di reclusione (l’accusa ne aveva chiesti il doppio) e un anno di libertà vigilata a fine pena. È una condanna importante quella inflitta dalla seconda sezione penale del Tribunale di Brescia a Salvatore Montemurro, una delle dodici le persone coinvolte nell’indagine condotta dai comandi della polizia stradale di diverse province che aveva disarticolato una banda di ladri specializzati in furti molto particolari: rubavano le batterie «tampone», d’emergenza, installate nei siti per la telefonia mobile, e lo facevano anche nel Bresciano. Montemurro, napoletano, è stato l’unico a scegliere il rito abbreviato, ed è stato assolto per alcuni capi di imputazione, ma il Tribunale in composizione collegiale e presieduto da Cristina Amalia Ardenghi lo ha condannato per i furti e per il reato associativo accogliendo al termine del processo gran parte della ricostruzione fatta dalla Procura di Brescia. La banda, composta in gran parte da napoletani (ma c’erano pure un bresciano e un membro del Burkina Faso) aveva preso di mira anche alcuni ripetitori di città e provincia. Gli assalti avevano interessato le antenne di Acquafredda, Erbusco, Ghedi, Gussago e Isorella, e in città il ripetitore di via Val Saviore. Colpi che, secondo gli inquirenti, avrebbero potuto creare gravi problemi alla popolazione in caso di emergenza. LE INCURSIONI avrebbero danneggiato gli impianti elettrici mettendo mettendo «in pericolo le comunicazioni telefoniche, in particolare quelle per il pubblico soccorso e le chiamate d’urgenza». Altri otto componenti del gruppo hanno scelto il rito abbreviato, uno ha già patteggiato mentre in due affronteranno il dibattimento. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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