SOLIDARIETÀ

Calcinato, la missione Uganda ha bisogno di persone di cuore

di Flavio Marcolini
Un vecchio lebbrosario è rinato diventando sede di due scuole Adesso servono mezzi e risorse per creare lavoro e professionalità
Uno dei macchinari agricoli «bresciani» in azione in Uganda
Uno dei macchinari agricoli «bresciani» in azione in Uganda
Uno dei macchinari agricoli «bresciani» in azione in Uganda
Uno dei macchinari agricoli «bresciani» in azione in Uganda

È un impegno solidale importante e decisamente «produttivo» quello dell'associazione calcinatese «L'ovo de l'asino»: l'obiettivo umanitario al quale lavora è rappresentato dalla riqualificazione dell'antico lebbrosario di Alito, nella diocesi di Lira, in Uganda.
Con i duecento ettari di terreno di pertinenza e circa 250 lavoratori all'opera, fino alla metà degli anni Ottanta questa struttura garantiva autonomia alimentare e assistenza a migliaia di pazienti. Poi, gli infiniti conflitti africani hanno causato anche qui saccheggi e violenze, e nel 1987 l'ospedale fu occupato da bande armate che terrorizzavano gli abitanti con uccisioni, torture e arruolamenti forzati anche dei bambini, spingendo gran parte della popolazione ad abbandonare gradualmente istituzioni, case e campi.
«Alla fine della guerriglia - racconta il diacono Antonio Corsini - il sito era abbandonato e ridotto a un rudere, ma il vescovo di Lira, il comboniano bresciano Giuseppe Franzelli, ha concesso piccoli lotti di terreno da coltivare a circa 200 famiglie e, insieme alla scuola primaria, ha avviato nel 2009 una scuola convitto professionale maschile e femminile, dedicata alla fondatrice del lebbrosario, suor Gabriella Menegon».
RIADATTATI alcuni fabbricati e con poche attrezzature, materiale didattico e insegnanti, oggi la scuola accoglie 160 allievi e 60 allieve con 20 docenti, mentre la primaria è frequentata da 680 bambini e 740 bambine. Resta però il problema dell'abbandono della zona soprattutto da parte dei giovani che hanno terminato il ciclo scolastico, e che si spostano verso le città finendo per ingrossare semplicemente il degrado delle periferie.
Per affontarlo si è pensato di creare un ulteriore corso di arti e mestieri per creare imprenditori, e per questo il vescovo bresciano, insieme all'ovo de l'asino, ha lanciato una «joint venture».
«DAL NOVEMBRE 2011 - continua il calcinatese Corsini - alcuni responsabili dell'associazione con Michele Filippini e Giuliano Consoli, nostri soci eletti missionari laici dalla diocesi, hanno avviato una unità operativa nel lebbrosario e avviato le attività previste dal progetto. Da allora abbiamo mantenuto la presenza costante con Michele, con il supporto di una settimana al mese di Giuliano, e con 20 soci volontari capaci di insegnare varie professioni, dando vita a 11 missioni animate mediamente da 4 volontari e con la durata media di 40 giorni. Inoltre, con l'impegno fisico e finanziario di soci, simpatizzanti e benefattori, abbiamo inviato due container con tre trattori, una terna e diverse attrezzature agricole».
Il progetto è avviato: ora serve svilupparlo col volontariato, la donazione di macchinari e attrezzature usate o il sostegno finanziario. Per questa terza forma di solidarietà è a disposizione un conto bancario intestato all'associazione: il codice Iban è IT22T0335901600100000014136, e per saperne di più c'è il 030 9980754.
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