Controlli sulle acque di falda E un «tappo» per evitare rischi

L’ex cava Borgo Lago si trova al confine con il Comune di BorgosatolloI passati rilievi hanno registrato presenza di Pcb e cromo nella falda
L’ex cava Borgo Lago si trova al confine con il Comune di BorgosatolloI passati rilievi hanno registrato presenza di Pcb e cromo nella falda
L’ex cava Borgo Lago si trova al confine con il Comune di BorgosatolloI passati rilievi hanno registrato presenza di Pcb e cromo nella falda
L’ex cava Borgo Lago si trova al confine con il Comune di BorgosatolloI passati rilievi hanno registrato presenza di Pcb e cromo nella falda

Valerio Morabito Monitoraggio e messa in sicurezza dell’ex cava Borgo Lago continuano ad essere uno dei temi ambientali più importanti a Castenedolo. Al riguardo nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ha deliberato il via libera al campionamento triennale (dal 2020 al 2022) delle acque di falda, in vista della messa in sicurezza del sito che si trova al confine con Borgosatollo e nel quale sono sepolti 36 mila metri cubi di rifiuti. L’amministrazione mette così in moto il monitoraggio della falda acquifera che si trova vicino l'ex cava Borgo Lago. UNA ZONA contaminata da rifiuti che nel corso dei decenni sono «entrati in contatto con la falda», come hanno riscontrato le diverse relazioni predisposte negli ultimi anni. L'area, di proprietà di due fratelli calabresi e in vendita (anche se per ovvi motivi non ha trovato fino ad oggi nessun acquirente), è contaminata e le analisi, effettuate nell'ormai lontano 2001, lo hanno certificato. Ciò che in particolar modo preoccupa le autorità è la concentrazione di Pcb e cromo nella falda. Per questo motivo ora le analisi semestrali si prolungheranno per ulteriori tre anni e potranno proseguire in base ai risultati ottenuti e si concentreranno sulla ricerca di Pcb e sull'eventuale presenza di metalli tossici. La zona, nonostante il tempo trascorso, non è mai stata messa in sicurezza. Anzi, sulla bonifica c'è stato un vero e proprio braccio di ferro tra Comune e proprietà. Messa da parte la querelle giudiziaria, ciò che preme alle istituzioni è capire come mettere in sicurezza il terreno. Scartata l'ipotesi di rimuovere tutti i rifiuti, perché sarebbe un'operazione troppo costosa e andrebbe a pesare soprattutto sulle casse della Regione Lombardia per oltre 10 milioni di euro, dal Pirellone l’ultima soluzione indicata è un'altra. «In oltre 15 anni non è emersa la fuoriuscita di contaminanti dal sito e l'utilizzo del capping superficiale rappresenta l'operazione da realizzare per mettere definitivamente in sicurezza l'area», hanno fatto sapere da Regione Lombardia. Un intervento che costerebbe all'incirca 450 mila euro. Al momento però non è stata trovata nessuna soluzione condivisa tra le parti per il sito di smaltimento rifiuti di via Risorgimento, ormai inserito da diversi anni nella lista Agisco (Anagrafe e gestione integrata dei siti contaminati di Regione Lombardia) delle aree da bonificare e mettere in sicurezza. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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