Depuratore, il fronte del no gioca le ultime carte

di C.REB.
Una delle manifestazioni di protesta contro il depuratore del Garda
Una delle manifestazioni di protesta contro il depuratore del Garda
Una delle manifestazioni di protesta contro il depuratore del Garda
Una delle manifestazioni di protesta contro il depuratore del Garda

In poche ore la petizione on line è stata sottoscritta da oltre 700 persone. Il traguardo è superare quota mille entro oggi. Poi la raccolta di firme sarà trasmessa al ministro all’Ambiente in vista della convocazione della Cabina di regia del depuratore del Garda in programma domani. I comitati contrari all’ipotesi di convogliare i reflui fognari prodotti dal Garda bresciano negli impianti di Gavardo e Montichiari non demordono. «Il ministro all’Ambiente Sergio Costa e i suoi dirigenti hanno mentito ai rappresentanti dei Comuni e ai cittadini - sostiene Filippo Grumi del comitato Gaia di Gavardo -. Nel corso della seduta del Tavolo tecnico, svolta in videoconferenza, avevano garantito che la Cabina di regia sarebbe stata aperta agli amministratori del Chiese. Invece saranno presenti solo i primi cittadini del Garda. Era stato assicurato un incontro tra il ministro e i sindaci contrari al progetto e la diffusione del documento scritto dell’esito del Tavolo tecnico: tutte promesse non mantenute». In una lettera inviata ad Ato, Acque Bresciane, Provincia, Comunità del Garda, assessori e consiglieri regionali, ai sindaci, al presidente della Comunità Montana della Valsabbia e al prefetto Attilio Visconti, il Comitato Gaia di Gavardo definisce il progetto di collettazione del lago «un colosso con i piedi d’argilla, che lascerà alle acque del Garda i problemi già in essere e andrà ad appesantire quelli del fiume Chiese. Serviva la fionda del piccolo Davide - scrive il portavoce Filippo Grumi -, ossia degli abitanti dei luoghi non considerati e mai interpellati, contro la forza arrogante del Golia del nostro tempo, per farne emergere tutta l’inadeguatezza». Grumi punta il dito su «un progetto carente di dati, che non spiega in modo convincente la presunta necessità di 45 milioni di euro in più per continuare a depurare i reflui bresciani a Peschiera». E lancia la sfida: «Per un’opera che sia all’altezza delle reali esigenze della tanto sbandierata difesa delle acque del lago, varrebbe la pena di chiedere risorse aggiuntive al ministero dell’Ambiente, cosa possibile attraverso il Recovery Fund. Come potrebbe arrivare una risposta negativa da chi ha sempre detto che “la salvaguardia del lago di Garda non è una questione economica“? Cosa sono 45 milioni in più per il più grande bacino d’Italia, di fronte ai 12,3 miliardi di euro destinati dall’Europa per i progetti di depurazione? Questa potrebbe essere la soluzione definitiva ai problemi ambientali che disinnescherebbe anche la sempre più accesa tensione sociale e istituzionale». La collettazione del lago di Garda «deve rimanere nel bacino imbrifero del Garda». E a sostegno della proposta, è scattata la petizione. •

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