Discarica al Cesio, i fondi extra sono fermi a Roma

di Cinzia Reboni
I silos che custodiscono il percolato, ovvero il fluido, prodotto dalla discarica di scorie radioattive blindate nel sito di Capriano del Colle
I silos che custodiscono il percolato, ovvero il fluido, prodotto dalla discarica di scorie radioattive blindate nel sito di Capriano del Colle
I silos che custodiscono il percolato, ovvero il fluido, prodotto dalla discarica di scorie radioattive blindate nel sito di Capriano del Colle
I silos che custodiscono il percolato, ovvero il fluido, prodotto dalla discarica di scorie radioattive blindate nel sito di Capriano del Colle

Le risorse extra chieste dal prefetto Attilio Visconti sono disponibili, ma l’iter è tortuoso. È questa la sintesi della risposta del ministero alla Transizione ecologica a Giuseppe Zizioli, presidente dell’associazione Gruppo Volontari Solidarietà Capriano-Fenili-Azzano che ha intessuto un filo diretto con Roma sul tema dei ritardi nella messa in sicurezza della discarica radioattiva della Raffineria Metalli Capra. Nel sito di 76 mila metri quadrati sono stoccate 82.500 tonnellate di scorie contaminate da Cesio 137. A marzo Zizioli aveva lanciato un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, a inizio maggio, aveva fatto chiamare direttamente dalla sua segreteria per informare il presidente dell’associazione che la sua richiesta era stata inoltrata al ministero della Transizione ecologica «affinchè prenda i provvedimenti del caso». E ieri è arrivata anche la comunicazione del ministero. In particolare, in merito alla richiesta di 2 milioni di euro di risorse economiche aggiuntive avanzata dal prefetto - oltre al milione già trasferito a dicembre per l’attuazione degli interventi -, il capo di gabinetto del Mite, Roberto Cerreto, scrive di aver chiesto all’Isin - Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare - di «fornire informazioni sullo stato di tutti i siti censiti sul territorio nazionale caratterizzati dalla presenza di rifiuti radioattivi». Al riguardo, il dicastero «è in attesa della risposta per completare l’iter amministrativo». Rimane questo un nodo cruciale, perchè finchè l’Isin non fornirà il dossier, i fondi sono bloccati. Nella lettera del ministero, viene anche evidenziato che «il contributo potrà essere concesso esclusivamente se il percolato della discarica venga classificato come rifiuto radioattivo liquido», ma su questo punto, vista la situazione, non sembrano esserci dubbi. «Chissà quanto dovremo ancora aspettare per la messa in sicurezza - sottolinea Zizioli -. La situazione si trascina ormai da troppo tempo, e va affrontata alla radice». La Metalli Capra è fallita nel gennaio 2019, e il piano da oltre 6 milioni di euro per la copertura della discarica commissionato agli esperti di Arcadis è finito sul tavolo dei curatori fallimentari. Nel frattempo il percolato prodotto dal sito ha continuato a riempire i pozzetti di raccolta: fino alla primavera del 2019 veniva portato al depuratore Asmia di Mortara, poi i conferimenti si sono interrotti. Il prefetto Attilio Visconti impose alla curatela fallimentare l’installazione di nuove cisterne. Ma a febbraio 2021 Arpa ha lanciato un nuovo allarme: quattro cisterne sono ormai piene, ad un’altezza di un metro e 94 centimetri, e Arpa stessa non sa se il livello raggiunto può essere la quota di tracimazione del percolato all’esterno. «Nel corso del sopralluogo ai silos di stoccaggio delle scorie, avvenuto a metà luglio, l’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo ha affermato che Capriano non è Chernobyl, che non c’è pericolo e la situazione è sotto controllo - aggiunge Zizioli -. Ma intanto il tempo passa e non si corre ai ripari».•.

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