L'INCHIESTA

Fanghi tossici della Wte, «Servono test su 96 siti»

di Valerio Morabito
Dai registri emerge una black list che coinvolge 30 paesi bresciani. I più coinvolti dallo smaltimento sono Mazzano, Dello, Fiesse e Leno Da Calvisano a Remedello i sindaci ora invocano analisi sulle falde
I fanghi contaminati sono stati smaltiti in 96 poderi della provincia
I fanghi contaminati sono stati smaltiti in 96 poderi della provincia
I fanghi contaminati sono stati smaltiti in 96 poderi della provincia
I fanghi contaminati sono stati smaltiti in 96 poderi della provincia

Per scacciare il fantasma del rischio contaminazione delle falde servono test in 96 siti bresciani. Tanti sono i terreni sparsi in 30 paesi che hanno smaltito i fanghi avvelenati provenienti dalla Wte finita al centro dell’inchiesta della procura. Altri 78 poderi trattati con i liquami inquinati si trovano in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna. Individuare i campi incriminati non è impossibile: in un file sono contenuti i nomi dei committenti e la destinazione - come prevede la normativa regionale, provincia e sanitaria - dei gessi di defecazione trattati con sostanze tossiche. Sono 59 le aziende agricole della provincia di Brescia che hanno accettato in cambio dell’aratura gratuita di smaltire i veleni della Wte. Scorrendo la black list figura i paesi più coinvolti sono Mazzano con 9 appezzamenti, Dello e Fiesse con 8 e Leno e Lonato con sei. Sono emerse ripetute triangolazioni di materiale inquinato. Da un’azienda agricola di Asola sono stati smaltiti i fanghi in un terreno di via Brescia a Isorella e in via Paris a Remedello. L’azienda agricola di via Dante a Fiesse ha portato i fanghi su due terreni tra via Gandino e via Manzoni a Remedello. Ma questi spostamenti hanno riguardato anche un’azienda agricola di cascina Fadino a Ospitaletto che ha trasportato i fanghi tossici fino a un terreno di via per Manerbio a Bagnolo. Poi c’è un’azienda agricola di via Vergine a Ghedi che ha smaltito i fanghi sempre su un terreno di via Vergine a Ghedi. Nella mappa figurano ripetuti smaltimenti a Leno, Lonato, Cellatica, Gussago e Brescia. A Mazzano sono confluiti i fanghi tossici intestati a imprese di Bedizzole e Nuvolento. Anche Rezzato era un terminale della rete del traffico di rifiuti mascherati da fertilizzanti gestito dalla Wte. «Questa mappatura – osserva il sindaco di Calvisano Angelo Formentini – è il risultato del pressing dei Comuni sulla Procura di poter conoscere i terreni sui quali sono stati smaltiti questi fanghi». Formentini come altri amministratori invoca degli esami sulle falde dei terreni che hanno assorbito i fanghi. «Noi siamo disposti a farci carico dei costi dei test, ma le autorità sanitarie devono garantirci che il monitoraggio avrà un valore legale». A questo proposito dopo l’annuncio della costituzione come parte civile nel processo alla Wte, la Provincia ha ribadito che si schiererà a fianco dei sindaci nella battaglia a tutela dell’ambiente. «I responsabili vanno individuati e puniti per il danno arrecato – afferma il presidente Samuele Alghisi – ed è importante riuscire a tutelare i Comuni del territorio affinché le amministrazioni non debbano in futuro farsi carico delle procedure di bonifica ambientale dei terreni inquinati». «Come Comune convocheremo le aziende agricole che hanno smaltito questi fanghi sul nostro territorio - annuncia il sindaco di Remedello Simone Ferrari - per cercare di capire la quantità dei fanghi depositati e capire in che modo effettuare le verifiche su terreni e falde. Al di là di questo faremo tutto ciò che andrà fatto per tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente».•.

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