LENO

La cura per l'ospedale-presidio Parolini: «Ecco come sarà»

di Milena Moneta
L'assessore regionale è soddisfatto: «Ascoltate le reazioni del territorio puntiamo a un innovativo rilancio» Futuro destinato alla lungodegenza
Confermati i 50 posti della riabilitazione e la specialistica «diurna» ma c'è l'ipotesi di un allargamento
Confermati i 50 posti della riabilitazione e la specialistica «diurna» ma c'è l'ipotesi di un allargamento
Confermati i 50 posti della riabilitazione e la specialistica «diurna» ma c'è l'ipotesi di un allargamento
Confermati i 50 posti della riabilitazione e la specialistica «diurna» ma c'è l'ipotesi di un allargamento

Il destino dell'ospedale di Leno, a lungo oggetto di ipotesi di riconversione, è definitivamente tracciato: sarà «presidio ospedaliero territoriale», uno dei due Pot che la nostra provincia (unica con Milano ad averne due) si è accaparrata in via sperimentale. Un centro multiservizio, che in stretta sinergia con la medicina di base e il territorio, si occuperà di riabilitazione, salute mentale, gestione delle cronicità di lungodegenza, con ambulatori specialistici. Lo ha confermato ieri Mauro Parolini, assessore della Regione Lombardia, in visita a Leno.
Parolini è stato accolto dal direttore generale Marco Luigi Votta e dal direttore sanitario Annamaria Indelicato ed era accompagnato da Luisa Sudati, consigliere comunale di Leno per Ncd, che ha sottolineato l'impegno della sua parte politica nel garantire un futuro all'ospedale. Sei i milioni di euro stanziati, metà dei quali servirà alla messa in sicurezza della struttura (l'incarico del progetto esecutivo è appena stato assegnato) con rifacimento della centrale termica.
Bisognerà fare i conti con i vincoli della Sovrintendenza, ma Parolini ha già sollecitato il ministro Franceschini per una collaborazione stretta, con tempi accelerati. Gli altri tre milioni serviranno a riqualificare spazi per 2.500 metri quadri da convertire in Pot: il progetto esecutivo deve essere presentato in Regione entro il 30 settembre.
TRAMONTATA definitivamente, invece, la contestata ipotesi di ospitare il decentramento degli ex Opg, ospedali psichiatrici giudiziari, che si è scelto di dislocare nella provincia di Milano. «Decisione presa anche perché si è tenuto conto della reazione del territorio - spiega Parolini - e perché l'obiettivo è il recupero adeguato e un rilancio non calato dall'alto, ma rispondente ai bisogni del territorio. Saranno avviate modalità di intervento nuovo, integrato appunto, imprescindibili in futuro: futuro che qui parte prima». Considerando che i malati cronici sono il 30% dei pazienti e assorbono il 70% delle risorse, la sanità lombarda, «pur garantendo eccellenze per gli acuti, deve occuparsi della cronicità e ricorrere a valutazioni complessive coinvolgendo il medico di base, per una presa "in cura" del paziente, piuttosto che in carico"». Alla medicina generale si affianca quella territoriale, «in un lavoro a stretto contatto, di integrazione e attenzione verso la persona, offrendo un elevato grado di assistenza».
Per ora si confermano i 50 posti letto della riabilitazione, la specialistica ospedaliera con servizi diurni, ma c'è anche l'ipotesi che la struttura si occupi di subacuti, con l'aumento dei posti letto, come spiega il direttore Votta che plaude alla Regione: «La sensibilità politica dell'assessorato nei confronti della realtà lenese ha consentito la sopravvivenza e, quindi, il rilancio, di una struttura che altrimenti sarebbe andata in rovina e non avrebbe avuto un utilizzo adeguato. Inoltre ci collochiamo in un'area privilegiata, dove prevale la modalità dell'integrazione ormai indispensabile».
Ma cambierà ancora qualcosa nel futuro dell'ospedale? «Solo se cambierà in meglio» garantisce Parolini.
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