Liberata la «schiava» del marito-padrone

di Valerio Morabito
I carabinieri hanno condotto le indagini sul caso di maltrattamenti
I carabinieri hanno condotto le indagini sul caso di maltrattamenti
I carabinieri hanno condotto le indagini sul caso di maltrattamenti
I carabinieri hanno condotto le indagini sul caso di maltrattamenti

Lui, un mandriano di Offlaga, considerava la moglie sposata con un matrimonio combinato in India un «oggetto» di sua proprietà. Lei arrivata in Italia da tre anni si era integrata senza problemi e desiderava vivere all’Occidentale. Ma è entrata in rotta di collisione con la cultura retrograda e arcaica del marito finendo in una spirale di umiliazioni, violenze fisiche e psicologiche. Un incubo da cui è uscita grazie al supporto di un’associazione che si occupa di ragazze maltrattate e dei carabinieri della Compagnia di Verolanuova e Manerbio. Le indagini hanno fatto scattare un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del marito-padrone, un indiano di 33 anni residente a Offlaga. L’immigrato già finito nei guai con la giustizia per rissa, violenza e spaccio di stupefacenti dovrà rispondere stavolta di maltrattamenti in famiglia. Si tratta dell’epilogo di una vicenda di soprusi, minacce e violenze fisiche ricostruite dall’attività investigativa dei carabinieri. Il 33enne, in Italia dal 2009, tre anni fa sposa una connazionale di sette anni più giovane attraverso un matrimonio combinato. APPENA ARRIVATA nella Bassa, la moglie viene subito costretta a vivere in una condizione di semisegregazione: può uscire solo in compagnia del marito e non le è concesso di parlare con altre persone. La ragazza nella speranza che la situazione possa migliorare con la nascita del figlio avvenuta a fine 2018 non denuncia le angherie subite. Ma non appena finisce lo svezzamento del figlio, il marito torna a perseguitarla e diventa sempre più geloso. Ogni motivo è un pretesto per manifestare il suo disprezzo nei confronti della moglie: la prende a sputi e schiaffi, la chiude in casa, le sequestra lo smartphone. AD ACCENDERE una luce nel tunnel di sopraffazione della ragazza è il centro antiviolenza «Acquechiare» di Salò che tre mesi fa convince la vittima a rivolgersi ai carabinieri di Manerbio per sporgere denuncia. L’associazione la ospita in un alloggio protetto, fino a quando il Gip di Brescia non firma l’ordinanza di «allontanamento dalla casa familiare» nei confronti del coniuge e la 26enne può rientrare con il bimbo a casa. Il mandriano non rispetta l’ordinanza è più volte fa irruzione nell’alloggio della vittima minacciandola. Le violazioni sono state registrate dai militari che durante questo periodo si sono occupati di vigilare l’abitazione. Proprio la presenza dei carabinieri ha evitato che il blitz degenerassero. Le violazioni vengono segnalate all’autorità giudiziaria spingendo il Gip a firmare un’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita ieri dai carabinieri della stazione di Manerbio. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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