Neonati malformati, Brescia sopra la media

di Valerio Morabito

In provincia di Brescia il tasso di malformazione per i neonati è superiore al 2% rispetto alla media nazionale. Il trend più anomalo si registra nell’enclave tra Sebino e Franciacorta, nella Bassa occidentale, ma soprattutto in Valtrompia. L’andamento statistico è preoccupante se raffrontato al resto dei territori della Lombardia, ma la valutazione epidemiologica necessiterà di una valutazione temporale più ampia. Il quadro emerge dal report della Ats Brescia che si riferisce a singoli comprensori. «Non è possibile sapere - osservano i parlamentari bresciani che hanno diffuso la relazione dell’Agenzia di tutela della salute -, i dati per singoli paesi e di conseguenza non si può effettuare una correlazione con la drammatica situazione ambientale che caratterizza alcuni territori bresciani». Il nesso insomma tra malformazioni e discariche, aziende ad alto impatto e inquinamento è tutto da provare. IL METODO D’INDAGINE scelto delle autorità sanitarie, a quanto pare, sarebbe legato alla necessità di tutelare la privacy visto che in caso di piccoli numeri si sarebbe potuto individuare il bimbo affetto dalla malformazione. Sta di fatto che nell’ambito del progetto per la valutazione del rischio riproduttivo in aree a forte pressione ambientale è stato realizzato per i nati nel 2011, nel territorio di Ats Brescia, il monitoraggio delle malformazioni congenite con la stessa metodologia utilizzata dal Registro malformazioni congenite dell’Istituto per lo studio dei tumori di Milano. Nell’arco di sette anni sono stati censiti 1.970 bambini con uno o più ricoveri nel primo anno di vita con diagnosi per malformazione congenita. Il 57% erano maschi (1.123) ed il 32,4% (639) di cittadinanza straniera. Nei 12 ambiti sanitari sotto l’egida dell’Ats, la percentuale più elevata è quella legata ai territori della Valtrompia con 50 neonati affetti da malformazioni congenite su 1.052. Nella Bassa bresciana occidentale sui 643 bambini del campione, 30 avevano problemi permanenti alla nascita. Nella Bassa bresciana orientale sono 36 su 810 i nati con malformazioni. Dati molto più contenuti lungo il Garda, dove su un campione di 1.119 neonati, 39 sono quelli con problemi. «I DATI RACCOLTI attraverso il registro malformazioni congenite – hanno specificato da Ats Brescia - avevano evidenziato sul territorio di Brescia un’incidenza più elevata rispetto all’Emilia Romagna ma simile rispetto a Mantova. L’analisi dell’incidenza di malformazioni a livello dei 12 ambiti socio sanitari di Ats Brescia non ha evidenziato aree con eccessi statisticamente significativi anche se i piccoli numeri non permettono di trarre conclusioni a riguardo e servirebbero i dati combinati di più anni per effettuare analisi su base comunale». LA QUESTIONE delle malformazioni dei neonati sotto il primo anno di età nel territorio bresciano-mantovano è stata sollevata in sede parlamentare da Alberto Zolezzi nella duplice veste di deputato e medico. «Secondo il Ministero della Salute due terzi delle malformazioni congenite sono dovute a complesse relazioni fra genetica e fattori ambientali - osserva il deputato -, la letteratura recente è orientata verso fattori ambientali antropici, come le discariche. Vari studi orientano verso una maggiore incidenza in caso di esposizione a interferenti endocrini, come nel caso di inceneritori di rifiuti o acciaierie. Ci sono poi fattori comportamentali come il fumo in gravidanza e tra l'altro – aggiunge Zolezzi - potrebbe subentrare un danno epigenetico per cui una persona esposta alle emissioni di un polo chimico può trasmettere alla prole danni anche dopo l'esposizione a tali inquinanti per avere una genetica compromessa». È chiaro che il quadro è complesso, ma lungi da inutili allarmismi la provincia di Brescia è un caso che merita approfondimenti. •

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