Sfregiato dalla ex, condannato a pagare

di Paolo Cittadini
William Pezzulo sta provando a raccogliere in rete il denaro
William Pezzulo sta provando a raccogliere in rete il denaro
William Pezzulo sta provando a raccogliere in rete il denaro
William Pezzulo sta provando a raccogliere in rete il denaro

I giudici della seconda sezione civile del tribunale di Brescia gli hanno dato dieci giorni, due sono già passati, per versare 48.762,08 euro sul conto corrente dell’avvocato che lo ha seguito nella causa civile relativa al processo penale in cui era parte offesa dopo essere stato aggredito con l’acido dalla sua ex. Una nuova tegola per William Pezzulo il ragazzo di Travagliato che nel settembre del 2012 venne sfigurato dall’acido che gli gettò addosso Elena Perotti, la ragazza con cui aveva avuto una relazione e che stava aspettando un figlio, e Dario Bertelli un ultras del Brescia che si era prestato ad aiutare la ragazza. Giovedì i giudici lo hanno condannato a pagare l’attività professionale del suo ex legale, 30mila euro, più una serie di somme accessorie tra interessi vari, spese e iva. A portarlo in giudizio è stato l’avvocato che, a distanza di due anni dalla sentenza che ha reso definitivo il risarcimento da 1,2 milioni di euro che Pezzulo avrebbe dovuto ricevere dai suoi aggressori, non si è vista saldare il proprio onorario. Pezzulo però il risarcimento milionario non lo ha ottenuto: Elena Perotti e il suo complice sono incapienti, non hanno cioè le risorse per risarcire. «L’avvocato ci ha indotti a ritenere che la sua attività fosse gratuita - spiega Fiorella Grossi, la mamma di William - Se ci avesse spiegato bene avremmo fatto valutazioni diverse. Le abbiamo proposto 15mila euro per chiudere la vicenda, ma ha rifiutato». WILLIAM inoltre ha sostenuto che il suo ex avvocato non lo aveva informato circa la possibilità di ottenere il gratuito patrocinio (così come accaduto nel corso del processo penale al termine del quale Elena Perotti è stata condannata a 8 anni di carcere e Dario Bertelli a 10). Accuse che l’avvocato civilista rimanda al mittente. «Ai giudici ho depositato tutti gli atti che provano l’attività svolta - spiega - Fino alla conclusione del giudizio ho chiesto solo il rimborso spese, ma mai ho promesso o garantito l'assistenza gratuita. Io ho proposto di chiudere la questione con i 15mila euro anche in più soluzioni, non mi hanno mai risposto. Anzi sono stata pure attaccata e diffamata via social». Sul mancato accesso al gratuito patrocinio l’avvocato risponde citando le norma. «Il reddito era superiore a quello che permette di usufruire dello strumento».I giudici le hanno dato ragione. «Il non avere chiesto compensi sino alla pronuncia della sentenza che ha accolto la domanda di risarcimento - scrivono nella motivazione - non vale quale rinuncia tout court al compenso ». Per i giudici l’avvocato non potrebbe chiedere il pagamento delle spese ai due condannati perché: «In assenza di distrazione in suo favore, non ha titolo per farsi valere». ANCHE sul mancato gratuito patrocinio i giudici della seconda sezione civile accolgono quanto sostiene il legale. «Il reddito di lavoro del padre di William nel 2011 è ampiamente superiore alla soglia massima per accedere al gratuito patrocinio -sottolineano - Pezzulo si è limitato ad allegare il proprio reddito da pensione di invalidità (487,93 euro al mese) senza contestare la documentata convivenza con i genitori e senza fare cenno di mutata situazione di reddito familiare rispetto a quella del 2011. Non ha affatto provato il possesso dei requisiti». Non resta dunque che pagare. «William ha fatto un appello in rete - spiega la madre - Ha raccolto due mila euro in due giorni. È poco. Speriamo arrivi un sostegno». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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