LENO

Taglia le vene al figlio e poi prova a suicidarsi

Un dramma familiare innescato da depressione e problemi fisici L'infermiera di Borgosatollo è accusata di tentato omicidio
I militari della Sis hanno sequestrato  bisturi e siringheFOTOLIVE
I militari della Sis hanno sequestrato bisturi e siringheFOTOLIVE
I militari della Sis hanno sequestrato  bisturi e siringheFOTOLIVE
I militari della Sis hanno sequestrato bisturi e siringheFOTOLIVE

L'esperienza professionale e la dedizione messa al servizio in tanti anni per tutelare la vita dei pazienti, stavolta doveva servire ad uccidere. Prima suo figlio e poi se stessa.
Lina Maria Primus, infermiera 55enne di Borgosatollo, dopo aver stordito il figlio Daniele Zuanelli di 33 anni con una potente dose di psicofarmaci, gli ha reciso le vene dei polsi con un bisturi da chirurgo monouso acquistato in farmacia nell'abitacolo dell'automobile parcheggiata in una via chiusa di Leno.
Poi con la stessa arma da taglio si è procurata una ferita alla gola, infierendo su se stessa anche sulle braccia.
NELL'OSCURITÀ ABISSALE di una tragedia familiare frutto di un letale mix di ansia, depressione e problemi psichici, si è però accesa una luce. Un gruppo di ragazzini reduce da una lezione di educazione civica con la Polizia locale, si è accorta che nei sedili posteriori della station wagon in sosta nel parcheggio in via Striaga scelto dalla madre per portare a termine l'omicidio, c'erano due persone sanguinanti. E gli adolescenti, seguendo le indicazioni di comportamento appena apprese, hanno subito avvisato gli agenti della Polizia locale. Erano da poco passate le 13 di ieri.
Nell'area di sosta sono confluiti in pochi minuti i carabinieri della stazione di Leno diretta dal maresciallo aiutante Francesco Laurino, un equipaggio del Radiomobile di Verolanuova e, sotto il coordinamento della centrale operativa del 118, due autoambulanze e un'automedicalizzata proveniente da Manerbio.
Proprio il personale sanitario di quest'ultimo mezzo di soccorso si è reso conto che a mettere in pericolo la vita di Daniele Zuanelli, privo di conoscenza, non era l'emorragia provocata dalle ferite ai polsi, ma l'overdose di sedativi.
L'INIEZIONE di sostanze antagoniste degli psicofarmaci ha evitato la tragedia.
Il 33 enne si è ripreso rapidamente al pronto soccorso di Manerbio. I tagli sono risultati meno profondi di quanto sembravano inizialmente. Anche le ferite alla gola della madre sono state prontamente suturate. Le condizioni di entrambi sono migliorate, al punto da poter essere ascoltati dai carabinieri del nucleo investigativo di Brescia intervenuti a supporto dei colleghi di Leno e Verolanuova. Lina Primus ha ricostruito con lucidità l'accaduto assumendosi la piena responsabilità del gesto.
L'UNICO ASPETTO ancora oscuro è se il figlio fosse consenziente, ovvero volesse morire insieme alla mamma. Un aspetto che dovrà appurare l'inchiesta affidata al sostituto procuratore Gianmaria Pietrogrande. Il pm ha disposto il fermo della 55enne con l'accusa di tentato omicidio. Un atto dovuto alla luce delle circostanze in attesa che venga stabilite le condizioni psichiche di Lina Primus. L'infermiera trasferita al Civile di Brescia, è ora piantonata in attesa dell'interrogatorio di convalida della misura cautelare. Anche il figlio è tenuto sotto stretta osservazione all'ospedale di Manerbio. A contribuire a delineare i contorni di una vicenda tristissima saranno anche gli accertamenti della Sezione investigazioni scientifiche dell'Arma di Brescia che ieri pomeriggio hanno effettuato una serie di rilievi sulla Skoda con cui madre e figlio hanno raggiunto il parcheggio di Leno. Nell'abitacolo della station wagon, i carabinieri hanno anche ritrovato e sequestrato la siringa monouso con cui la madre avrebbe iniettato il sedativo al figlio.Il tentato omicidio-suicidio sarebbe l'epilogo di una strettoia imboccata dalla famiglia dopo il grave incidente domestico occorso a Daniele Zuanelli che, cadendo da una scala e battendo la testa, a causa di un trauma cranico aveva riportato gravi deficit motori.
A peggiorare le cose la separazione dalla moglie che, stando a quanto appreso dagli inquirenti, avrebbe avuto effetti anche sull'equilibrio psichico del 33enne. Daniele era tornato a vivere nella casa della mamma, risposata con un secondo marito. Lina Primus era molto provata dall'amorevole ma faticosa assistenza al figlio che era in fase di riabilitazione. Anche ieri, stando ad alcune testimonianze raccolte dai carabinieri tra i familiari, avrebbe dovuto sottoporsi a una seduta terapica all'ospedale di Leno. Ma la madre ha girato in quella via chiusa per dare e trovare la morte.
Un tentativo sfumato grazie ad un gruppo di ragazzini, uno spiraglio di luce nell'abissale oscurità di un dramma familiare. R.PR.

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