Acqua dal Trentino: Idro riceve il sì per 6 milioni di metri cubi in più al giorno

di Mila Rovatti
Il lago d’Idro e nella foto grande l’alveo del fiume Chiese in uscita dal lago quasi in secca
Il lago d’Idro e nella foto grande l’alveo del fiume Chiese in uscita dal lago quasi in secca
Il lago d’Idro e nella foto grande l’alveo del fiume Chiese in uscita dal lago quasi in secca
Il lago d’Idro e nella foto grande l’alveo del fiume Chiese in uscita dal lago quasi in secca

La Regione Lombardia chiede al Trentino di rilasciare altri 6 milioni di metri cubi d’acqua per salvare l’ecosistema del lago d’Idro e accontentare l’agricoltura. Le voci si rincorrono insistenti e la conferma arriva dal vice presidente della Provincia autonoma di Trento, Mario Tonina che commenta: «Si è vero la Regione Lombardia ci ha chiesto il rilascio di un quantitativo d’acqua eccezionale dai bacini a monte del lago d’Idro, stiamo facendo le valutazioni del caso, ancora una decisione non è stata presa, è una scelta difficile e non può essere immediata».

Ma i tempi sono molto stretti, la decisione dovrà arrivare a breve perché l’ecosistema del lago d’Idro è ormai al collasso. Il fervore delle trattative fa desumere che anche per la Regione Lombardia la deroga al deflusso minimo vitale del fiume Chiese sia l’ultima spiaggia, che prima di arrivare a ciò vadano vagliate tutte le possibili alternative. Dal Trentino nei giorni scorsi erano stati perentori, escludendo categoricamente di poter dare altra acqua per andare incontro ai problemi di Veneto e Lombardia, ma con il protrarsi delle problematiche legate alla siccità di questi giorni, la Regione autonoma sembra essere ritornata su suoi passi e dopo aver detto di si al Veneto sta valutando il da farsi con la Lombardia. La Regione di Attilio Fontana sta cercando di salvare capra e cavoli e prima di ridurre il lago d’Idro a un acquitrino per far fronte alle necessità dell’agricoltura sta trattando per il rilascio di un quantitativo d’acqua dai cinque ai sei milioni di metri cubi dai bacini dell’Alto Chiese, quantitativo che basterebbe agli agricoltori fino al 9 luglio, senza far scendere il livello dell’Eridio sotto la quota minima dei 367,20 metri sul livello del mare, quota sotto la quale viene a mancare il deflusso minimo vitale. Con le trattative in corso il livello del lago d’Idro continua a scendere, ieri l’idrometro segnava quota 367,34 e ancora gli afflussi, circa 16 metri cubi al secondo, erano inferiori ai deflussi intorno ai 23 metri cubi al secondo, che significa che oggi il livello si sarà ulteriormente abbassato. Per evitare la possibilità di una deroga al deflusso minimo vitale, che tanto spaventa i sindaci rivieraschi dell’Eridio, il sindaco di Idro Aldo Armani ieri ha inviato una lettera al ministro della salute Roberto Speranza per esternare le preoccupazioni riguardo alla possibilità che l’abbassamento ulteriore del lago causi le condizioni ambientali che favoriscono il proliferare del batterio della legionella. «In qualità di amministratore pubblico – si legge nella lettera di Armani – ritengo che la prevenzione sia alla base per scongiurare qualsivoglia ipotesi pandemica, soprattutto per il periodo in cui stiamo vivendo nel quale siamo stati giustamente privati di ogni libertà per evitare la diffusione del virus Covid 19, non trovo oltremodo corretto che nel momento in cui si paventa un ulteriore rischio di contagio per una legionellosi acclarata, come quella sviluppatasi nel 2018, non si possano adottare tutti gli accorgimenti necessari e possibili per ridurre al minimo qualsiasi tipo di rischio, come ad esempio garantire un livello di escursione del lago che garantisca il deflusso minimo vitale». Il sindaco nella lettera al ministro Speranza fa riferimento a quanto accadde nel 2018 nella bassa bresciana orientale quando, in concomitanza con il prosciugamento di alcune parti del fiume Chiese, si diffuse la legionella che causò almeno 300 contagi e 12 morti accertati. •.

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