L'ORDINANZA

Baby bulle arrestate: «Violenze da branco»

Dalle carte delle indagini emerge che alcune delle ragazze fermate avevano alle spalle già diverse denunce per furti e lesioni
In sette avrebbero reso impossibile la vita ad una loro coetanea: quattro sono state arrestate, le altre tre hanno meno di 14 anni quindi non imputabili
In sette avrebbero reso impossibile la vita ad una loro coetanea: quattro sono state arrestate, le altre tre hanno meno di 14 anni quindi non imputabili
In sette avrebbero reso impossibile la vita ad una loro coetanea: quattro sono state arrestate, le altre tre hanno meno di 14 anni quindi non imputabili
In sette avrebbero reso impossibile la vita ad una loro coetanea: quattro sono state arrestate, le altre tre hanno meno di 14 anni quindi non imputabili

Giovanissime, ma con alle spalle già un buon numero di denunce per lesioni personali, furti (commessi o solo tentati) e oltraggio. È questo lo sconcertante scenario che appare leggendo l'ordinanza di custodia cautelare notificata lunedì mattina a quattro adolescenti bresciane (tre vivono in città, la quarta abita con la famiglia in un paese della provincia) di età compresa tra i 15 e i 16 anni, arrestate con l'accusa di avere reso impossibile la vita ad una loro coetanea colpevole di avere avuto una simpatia, corrisposta, con il ragazzo di una delle sue aguzzine.
Per due mesi, da febbraio ad aprile 2021, avrebbero insultato, minacciato e percosso (fino a farle perdere in una occasione i sensi) la «rivale» finita nel mirino. Tre sono finite ai domiciliari, una in comunità. Tutte compariranno davanti al gip del tribunale per i minorenni di Brescia la mattina del prossimo 29 settembre per l'interrogatorio di garanzia.

«Appare concreto e attuale - scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare eseguita nelle scorse ore - il pericolo che le indagate, in assenza di idonea misura cautelare possano reiterare l'attività criminosa e si evince altresì un concreto pericolo rispetto alla corretta e genuina acquisizione delle prove testimoniali». Per il gip infatti «deve evidenziarsi come abbiano in vario modo assistito ai fatti numerose persone e come almeno una delle ragazze sentite a sommarie informazioni abbia affermato di temere per la propria incolumità a causa delle proprie dichiarazioni».Violente, pericolose e in grado di reiterare le loro condotte se non fermate in tempo. «Deve sottolinearsi - prosegue il gip nell'ordinanza - come destano forte allarme le modalità concrete di realizzazione dei fatti delittuosi, agiti ad opera di un vero e proprio "branco" con significativa ferocia e violenza, per futili motivi e con reiterate aggressioni, molestie e contatti intimidatori proseguiti fino a tempi recenti».

Due le aggressioni contestate alle quattro ragazzine arrestate (altre tre sono state indagate, ma avendo meno di 14 anni non sono imputabili) al termine della veloce indagine condotta dai carabinieri della stazione di Gussago. La prima sarebbe avvenuta a febbraio in piazza Loggia, la seconda il 24 aprile alla fermata della metro di San Polo parco. In entrambe le occasioni le «gesta» del gruppetto erano state riprese con i telefonini e le immagini caricate su Instagram o condivise con gli amici in Whatsapp. Il 24 aprile la giovanissima vittima era stata presa di mira già prima dell'aggressione. Mentre si trovava su un mezzo del trasporto pubblico era stata avvicinata da tre delle sue aguzzine e infastidita a tal punto che il conducente aveva dovuto fermare la corsa e far scendere il terzetto.
Pesante è anche il giudizio che il gip dà del contesto familiare di una delle ragazzine arrestate, quella collocata in comunità. La giovanissima lo scorso luglio era stata sottoposta alla misura delle prescrizioni (una sorta di arresti domiciliari) che in diverse occasioni avrebbe violato. L'ultima lo scorso 4 settembre quando i carabinieri alle due del mattino avevano raggiunto l'abitazione in cui vive con la famiglia non trovandola nonostante le fosse stato applicato il divieto di uscire. La madre ai militari aveva detto di essere a conoscenza della misura, ma che la figlia era lo stesso uscita con le amiche.
«Si evidenzia - sottolinea il gip nelle ultime righe dell'ordinanza di custodia cautelare - la totale incapacità della famiglia di svolgere alcun ruolo di contenimento della figlia, lasciata libera di uscire nonostante l'esistenza a suo carico di una misura cautelare che le prescriveva in quell'orario di rimanere in casa». Da qui la decisione di applicare il collocamento in comunità. «Stante la chiara inadeguatezza da parte della famiglia a svolgere quella funzione di vigilanza, unica misura idonea allo stato a fronteggiare le esigenze cautelari esistenti in relazione alla predetta indagata appare quella del collocamento in comunità».

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