«Barriera Caffaro, chi ha inquinato paghi»

di Natalia Danesi
Una veduta dello stabilimento Caffaro, in via Milano
Una veduta dello stabilimento Caffaro, in via Milano
Una veduta dello stabilimento Caffaro, in via Milano
Una veduta dello stabilimento Caffaro, in via Milano

Il ministero dell’Ambiente intima con un’ordinanza alle sei aziende che a diverso titolo hanno contribuito all’inquinamento dell’area Caffaro di «assicurare il mantenimento in esercizio del barrieramento idraulico» che consente di mantenere la falda in sicurezza ed evitare lo spandimento degli inquinanti, «garantendone la piena operatività alle portate attuali». Spiega che, se ciò non avverrà, provvederà in sostituzione approvando la nota spese e esercitando in seguito il diritto di rivalsa». Finora il pompaggio dell’acqua (1.500 metri cubi l’ora per un costo di un milione di euro circa l’anno) è stato garantito dall’affittuario dell’area, Caffaro Brescia srl che tuttavia ha annunciato la rescissione del contratto di locazione alla data del 31 marzo. Contestualmente, ha annunciato la messa in liquidazione dell’impresa a partire dal 31 ottobre scorso comunicando «l’impossibilità di continuare nell’attività di barrieramento». Il provvedimento firmato dal ministro Sergio Costa si rivolge alla società in dismissione e ad altre tre aziende in liquidazione (l’originario azionista di riferimento Snia, che a sua volta controllava Caffaro Chimica e Caffaro Srl). Tra le destinatarie anche due aziende ancora attive: Livanova (la multinazionale nella quale è confluita Sorin biomedicale, società nata nel 2004 per scorporo dalla Snia-Caffaro, di recente condannata a risarcire lo Stato per i tre siti inquinati di Brescia, Colleferro e Torviscosa) e Angiola Srl, che esercita attività di direzione e coordinamento nei confronti di Caffaro Brescia. «IL MINISTERO intende far rispettare la legge e il diritto alla salute dei cittadini di Brescia - sottolinea il sottosegretario all'Ambiente Roberto Morassut-. La comunità bresciana non può essere vittima di giochi finanziari per cui sul territorio, quando gli affari vanno male, vengono lasciate le “bad company” senza risorse, senza capitali, in attesa di fallimento». Il pompaggio dell’acqua potrebbe davvero fermarsi con l’abbandono dello stabilimento: il rischio, come ha evidenziato Arpa in uno studio dello scorso autunno, è che in falda sia rilasciata una massa di contaminante difficile da rimuovere anche con le azioni previste dal Piano di bonifica. «In ogni caso - assicura Morassut - la barriera idraulica non verrà meno; è esplicitamente previsto nell'accordo di programma sottoscritto dal Ministero nel novembre scorso che, ove i privati interrompessero l’intervento, subentrerebbe il commissario per la bonifica con risorse pubbliche per evitare rischi per l'ambiente e la salute». Sullo sfondo, resta da chiarire, tuttavia, chi si occuperà dell’eventuale appalto per la gestione temporanea della barriera dal momento che il mandato del commissario Roberto Moreni scade a maggio e la Loggia non ha ancora formalmente accettato l’incarico di soggetto attuatore. «Il Comune da sempre pone questo tema come prioritario per il mantenimento in sicurezza del sito - commenta l’assessore all’Ambiente Miriam Cominelli -. Bene dunque l’attenzione fattiva del ministero dell’Ambiente in questa direzione». Nel frattempo, procedono i passaggi burocratici del progetto di bonifica. Il Provveditorato Opere Pubbliche - fa sapere il commissario M oreni - ha dato il suo parere favorevole e Aecom sta preparando l’esecutivo con l’impegno di consegnarlo per fine febbraio. Sta per essere assegnato anche l’incarico per la verifica ai fini della validazione con l’auspicio, entro marzo, che questa fase dell’iter sia conclusa per poter procedere con la gara. •

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