Il conto della giustizia è arrivato nei giorni della popolarità. Una popolarità non richiesta, quella di Enrico Ragnoli che, sin dai primi giorni dopo la scomparsa di Iushra a Serle, ha dato il proprio contributo dichiarando di averla vista. Le ricerche si sono concentrate in estate e sono riprese una decina di giorni fa, ma sempre senza risultato: nessuna traccia della bambina autistica di 11 anni scomparsa sull’altopiano di Cariadeghe. NEL FRATTEMPO, però, è cambiata la situazione per Enrico Ragnoli. È diventata definitiva la sentenza che condanna lui, e il fratello, per rapina impropria aggravata e lesioni personali: da ieri, entrambi sono in carcere, dove sono stati condotti dai carabinieri della stazione di Nuvolento, guidati dal maresciallo Nicolais Napolitano. Quella che finisce oggi alla ribalta delle cronache e che inizia nell’agosto del 2012 è una brutta storia. I due fratelli sono stati condannati per aver sottratto, a Salò, due paia di occhiali a un venditore ambulante, colpendolo inoltre con calci e pugni. La vicenda è arrivata al terzo grado di giudizio. Nelle argomentazioni difensive, anche sulla base di una testimonianza, è stato sottolineato che si sarebbe trattato di un litigio non a scopo di rapina. Ma la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso e ieri mattina è stata data esecuzione alla sentenza. Enrico Ragnoli è stato condannato a tre anni e due mesi. NELLE RICERCHE di Iushra il 32enne ha sempre dato la propria disponibilità ad aiutare forze dell’ordine e i soccorsi. Nei mesi scorsi è stato anche accompagnato in procura per essere sentito come persona informata sui fatti ed è stato interrogato per cinque ore. • Ha collaborato Claudio Cazzago