E 250 anni fa quell’esplosione fece 400 morti

di I.PAN.
La targa che ricorda la deflagrazione al deposito di esplosiviL’invocazione per la protezione dal colera collocata in via Marsala
La targa che ricorda la deflagrazione al deposito di esplosiviL’invocazione per la protezione dal colera collocata in via Marsala
La targa che ricorda la deflagrazione al deposito di esplosiviL’invocazione per la protezione dal colera collocata in via Marsala
La targa che ricorda la deflagrazione al deposito di esplosiviL’invocazione per la protezione dal colera collocata in via Marsala

18 Agosto 1769: il giorno in cui tutto volò… Questa è una delle storie più curiose e forse sconosciute della città, ricordata da una targa in latino posta al civico 41 di corso Martiri della Libertà, una zona dove all’epoca vi era la porta San Nazaro che dava accesso a Brescia. Tra il primo e secondo portale, prima delle tavole del ponte levatoio, sorgeva una torre che racchiudeva al suo interno le riserve di armi e munizioni, tra cui ben 780 quintali di polvere da sparo. VERSO LA SERA del 17 agosto iniziò a formarsi un temporale, ma fu allo spuntare dell’alba del fatale dì successivo che il cielo scagliò un fulmine proprio contro quel cumulo di esplosivo. In un attimo tutto saltò per aria: si sollevarono macigni che si dispersero per un raggio di circa un chilometro quadrato, distruggendo almeno 200 edifici tra case, chiese, monasteri, tra cui quelli di Santa Croce e di Santa Maria degli Angeli; fu rasa al suolo la parrocchia di San Nazaro, che sorgeva vicina ai cantieri chiesa dei Santi Nazaro e Celso eretti diciassette anni prima per la costruzione della basilica. Ai soccorritori si mostrò lo tremendo scenario di un grande tratto di corso San Nazaro (l’attuale corso Martiri della Libertà) ostruito dalle macerie, mentre le fiamme e il fumo si aggiunsero alla pioggia di detriti. Il massiccio spostamento d’aria fece volare uomini, carri e buoi, come descrive un anonimo cronista dell’epoca, secondo cui i morti furono 270 e migliaia i feriti. Un cronista francese invece stimò oltre 2500 decessi, ma probabilmente è un’esagerazione: il conto ufficiale, dopo due anni di ricostruzioni, indica 400 morti e almeno 800 feriti e la distruzione di quasi un settimo della città. UN’ALTRA ISCRIZIONE che ricorda vicende di morte fu collocata, nel 1930, in via Marsala 31 ad invocazione di protezione contro il colera. L’epigrafe proviene dal quartiere del Serraglio, che sorgeva nell’attuale zona di piazza Vittoria e demolito dal fascismo nel 1930 proprio per fare spazio alla piazza che celebrasse i fasti del sognato impero. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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