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Fuga dall'ora di religione: anche Brescia in ritirata

Anche a Brescia è «fuga» dall'ora di religione. La tendenza che si sta manifestando a livello nazionale di un «abbandono» dell'insegnamento della religione cattolica all'interno degli istituti, dalla scuola dell'infanzia alle superiori, sta prendendo piede anche in provincia. Un esodo, per dirla con un termine biblico, che nel Bresciano interessa più di uno studente su cinque: considerando il complesso degli istituti del territorio, a saltare l'ora di Irc è il 22,4% degli iscritti, pari a 39.137 studenti sui 174.396 totali che hanno frequentato l'anno scolastico 2020/21. E la percentuale sale ulteriormente se si considerano solo le scuole statali: dei 149.609 bambini e ragazzi iscritti, ben 37.819 hanno scelto di non avvalersi dell'insegnamento della religione, pari al 25,27% del totale.

Un dato che, in Lombardia, è secondo solo alla provincia di Mantova, dove è il 25,79% degli studenti a saltare l'ora di Irc, mentre Milano è terza con il 24,79%, Bergamo quarta con il 23,57% e Cremona quinta al 22,21%. I dati sono stati elaborati dall'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) e dalla campagna #DatiBeneComune, che hanno ottenuto dal Ministero dell'Istruzione i dati sulla frequenza dell'insegnamento della religione cattolica in tutte le scuole italiane.

Le tre regioni con il più alto tasso di «no» all'insegnamento religioso sono Toscana (25,23%), Emilia-Romagna (24,84%) e Liguria (24,61%), mentre la Lombardia registra un 22,07% di non frequentanti. Tra le province la più laica è Firenze (36,67%). In totale, nell’anno scolastico 2020/21, su 7.214.045 studenti frequentanti le scuole statali, 1.014.841 non si sono avvalsi dell’Irc (il 14,07%), con un trend in crescita (erano il 12,90% nel 2018/19 e il 13,53% nel 2019/20).

L'Italia risulta spaccata in due: il Nord più «laico», il Sud ancora legato alla cultura cattolica, almeno nella frequenza scolastica (tutte le Regioni del Mezzogiorno sono ampiamente sotto la soglia del 10% di non frequentanti, con percentuali che viaggiano tra il 3% e il 4% e la Campania che registra addirittura un misero 2,72% di studenti senza Irc). Una delle cause, probabilmente, è anche da rintracciare nel maggior numero di ragazzi stranieri che studiano nelle scuole del Nord, in percentuale molto più alta rispetto al Sud Italia.

Ma, secondo i promotori della campagna, questo spiega solo in parte la «fuga» dall'ora di religione. Incrociando i dati del Ministero dell'Istruzione con quelli relativi alla percentuale di residenti stranieri tra i 3 e i 19 anni, si nota che la correlazione non è immediata. Prendendo il caso della provincia di Brescia, per esempio, i ragazzi di origine straniera in quella fascia di età sono il 13,34% del totale, mentre i non frequentanti dell'ora di Irc (solo nelle scuole statali) sono il 25,27%.

Il Bresciano segna il maggiore differenziale tra le due percentuali in Lombardia, l'11,93%. E considerando Firenze, la provincia più «laica» d'Italia da questo punto di vista, a fronte di una presenza di ragazzi stranieri tra i 3 e i 19 anni del 13,06%, a scegliere di abbandonare l'ora di religione è il 36,67% degli studenti. Va anche ricordato che non tutti i ragazzi stranieri professano un'altra religione: i musulmani sono la maggioranza ma non la totalità, dato che allarga ancora di più la forbice tra ragazzi stranieri e il totale dei non frequentati l'Irc. In provincia, alla scuola dell'infanzia non frequenta l'ora di religione il 14,6% degli studenti, ma alle scuole secondarie di secondo grado il tasso sale al 28,8%.

Inoltre, le percentuali di non frequentanti sono decisamente basse negli istituti non statali della provincia (con le punte dello 0,5% alle primarie e dello 0,2% alle medie), mentre schizzano verso l'alto negli istituti statali, superando il 30%. Prendendo in esame i soli istituti superiori della provincia, è elevato anche il delta tra istituti tecnici e professionali e licei: nei primi, il tasso di astensione dall'Irc comprende quasi un ragazzo su tre, mentre nei licei scende al 23%.

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