LA SVOLTA

Il «semi-lockdown»: con la terza ondata Brescia si richiude

di Giuseppe Spatola
Studenti a casa e divieto di spostamento verso le seconde case I provvedimenti fino al 2 marzo, incentivato lo smart working
I divieti dovranno garantire il rallentamento della pandemia
I divieti dovranno garantire il rallentamento della pandemia
I divieti dovranno garantire il rallentamento della pandemia
I divieti dovranno garantire il rallentamento della pandemia

Chiusura di tutte le scuole compresi elementari, materne e nidi da questa mattina. Divieto di recarsi nelle seconde case, utilizzo dello smart working obbligatorio nei casi in cui è possibile oltre all'obbligo di indossare mascherine chirurgiche sui mezzi pubblici e chiusura delle attività universitarie in presenza.I numeri della pandemia in provincia di Brescia hanno spinto la Regione alla scelta di un «arancione rinforzato» che vira al rosso visto la chiusura totale dei plessi scolastici.

Il provvedimento, firmato ieri sera dal Governatore Attilio Fontana, decorre dalle ore 18 di ieri sino al 2 marzo 2021, con «eventuale proroga sulla base dell'evoluzione del contesto epidemiologico». L'ordinanza, che oltre alla provincia di Brescia interessa i comuni bergamaschi di Viadanica, Predore, Adrara San Martino, Sarnico, Villongo, Castelli Calepio, Credaro, Gandosso, oltre che a Soncino, in provincia di Cremona, riguarda la sospensione della didattica in presenza nelle istituzioni scolastiche primarie e secondarie di primo grado e secondo grado, nei professionali nonché dei servizi socio-educativi per la prima infanzia e dei servizi educativi delle scuole dell'infanzia. Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali e «garantendo comunque il collegamento on line con gli alunni della classe che sono in didattica a distanza».

Intanto in Regione è stata proposta la rimodulazione del programma di vaccinazioni mantenendo quelle per gli «over 80» e per le categorie inserite nella «Fase 1 bis» prevedendo l'uso della strategia vaccinale come strumento di contenimento della diffusione concentrandosi sui comuni più critici: «La decisione è stata presa dopo aver consultato la nostra Commissione dati, composta dai rappresentanti del mondo scientifico e in accordo con il Ministero - ha riferito nell'Aula del Consiglio regionale la vicepresidente Letizia Moratti -. Abbiamo deciso una rimodulazione della strategia vaccinale come strumento prioritario del contenimento del contagio in modo da prevedere o la somministrazione di una sola dose o il posticipo di sei mesi per la sua somministrazione. Un'eventuale risposta positiva ci permetterebbe di avere maggiore disponibilità del vaccino che ad oggi è misura scarsa». Di più. «Regione Lombardia - ha sottolineato Moratti - sta attuando un'attenta sorveglianza sanitaria per intervenire in modo circoscritto e preventivo sulle aree che oggi appaiono critiche, anche a causa delle varianti che si stanno diffondendo con rapidità». «Siamo nella terza ondata - ha detto Guido Bertolaso, responsabile per la campagna vaccinale della Lombardia -. La provincia di Brescia ha un'incidenza doppia rispetto al resto delle province lombarde. Allo stato attuale, la situazione è sotto controllo e gestibile in tutto il territorio regionale, tranne in provincia di Brescia, dove siamo di fronte alla terza ondata della pandemia a causa della variante inglese». Tutto mentre il Consiglio regionale ha bocciato due mozioni urgenti presentate dalle opposizioni per l'aumento del tracciamento e dei tamponi anti Covid: «Anche di fronte alla evidente recrudescenza della pandemia - ha affermato Carmela Rozza del Pd-, nel giorno in cui Brescia diventa zona arancione la maggioranza ha votato no a una nostra mozione che avanzava proposte per il contenimento della pandemia». .

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