Ilaria Cucchi oggi a Brescia: «La battaglia non finisce qua»

di Paola Buizza
Un carabiniere fa il baciamano a Ilaria Cucchi dopo la sentenza di condanna a 12 anni per  due carabinieriIlaria Cucchi durante una delle tante udienze del processo
Un carabiniere fa il baciamano a Ilaria Cucchi dopo la sentenza di condanna a 12 anni per due carabinieriIlaria Cucchi durante una delle tante udienze del processo
Un carabiniere fa il baciamano a Ilaria Cucchi dopo la sentenza di condanna a 12 anni per  due carabinieriIlaria Cucchi durante una delle tante udienze del processo
Un carabiniere fa il baciamano a Ilaria Cucchi dopo la sentenza di condanna a 12 anni per due carabinieriIlaria Cucchi durante una delle tante udienze del processo

«Siamo ancora tutti frastornati, attendevamo e speravamo di avere giustizia. È arrivata, dopo anni di disumana battaglia». L’emozione vibra nella voce di Ilaria Cucchi, simbolo e chiave di una battaglia per la verità entrata nella storia del nostro Paese. La raggiungiamo al telefono in una giornata, quella di ieri, estremamente convulsa. LA SENTENZA di condanna a dodici anni con le accuse di concorso in omicidio preterintenzionale e abuso di autorità nei confronti di Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro - i due carabinieri ritenuti responsabili per la morte del fratello Stefano, nel 2009 - è arrivata da poche ore. E, come da rituale, le richieste di interviste si susseguono. Ma, cortese e paziente, Ilaria Cucchi risponde a qualche nostra domanda in attesa, oggi pomeriggio, d'incontrare il pubblico alla Latteria Molloy di Brescia per parlare del concetto di vero e giusto. Alle 16.30, insieme a Fabio Anselmo, presenterà «Il coraggio e l’amore. Giustizia per Stefano: la nostra battaglia per arrivare alla verità», libro edito da Rizzoli. «Anche nei momenti di difficoltà, non abbiamo mai smesso di credere e sperare», ribadisce Cucchi. Ma le battaglie non finiscono qui: «Il processo sui depistaggi che sta per iniziare, per quanto ci riguarda, è ancora più significativo: per me, per la nostra famiglia e per Fabio. Lo raccontiamo nel libro», anticipa Ilaria Cucchi, rimandando a tutte quelle spiegazioni inaccettabili date sulla morte del fratello 31enne, come la caduta dalle scale o le conseguenze di una malattia. Versioni di comodo a cui la famiglia non si è mai rassegnata e, affiancata dall'avvocato Fabio Anselmo, ha intrapreso la lunga battaglia giudiziaria. Ne «Il coraggio e l'amore» Ilaria e Fabio, compagni di lotta e oggi anche di vita, raccontano le mille difficoltà incontrate lungo il percorso verso la verità, fra menzogne e depistaggi, trappole e ingiurie. «Forse l'Arma, preoccupata dallo scandalo Marrazzo (l'ex presidente della Regione Lazio fu vittima di un ricatto a luci rosse da parte di quattro carabinieri, poi condannati ndr) temeva ulteriormente per la propria immagine» ipotizza Ilaria Cucchi. Per lei in aula, dopo la lettura della sentenza, è arrivato il baciamano da parte di un uomo dell'Arma. COS'HA PROVATO? «È stato un momento significativo, emozionante – confida -. Si è trattato di un avvicinamento, a dispetto di tutte le insinuazioni sul fatto che fossimo in guerra con le istituzioni e con l'Arma. Quello che sta accadendo oggi, anche col processo sui depistaggi, dimostra che non è così. Anzi, tutt’altro. L’ Arma dei Carabinieri è stata danneggiata quasi quanto la famiglia di Stefano Cucchi da ciò che è avvenuto». Quale è stato il momento più difficile di questi dieci anni e quale l'attimo in cui la famiglia Cucchi ha pensato di potercela fare? Entrambi, sostanzialmente, coincidono, spiega Ilaria. «Pensavamo fosse la fine quando c'è stata l'assoluzione in secondo grado di tutti gli imputati per insufficienza di prove. Ma a quel punto, tutti avevano capito come stavano le cose. E la gente si è unita a noi riempiendo piazza Indipendenza a Roma di fiaccole per chiedere giustizia per Stefano. Si erano uniti a noi senza pronunciare parole, ma solo per portare una testimonianza». Ilaria Cucchi lo aveva giurato al fratello: «Andremo fino in fondo» gli disse quando lui, ormai senza vita, non poteva più sentirla. I responsabili di quel pestaggio andavano cercati, stanati, condannati. Amore e coraggio l’hanno guidata e «oggi, forse, Stefano potrà riposare in pace». Il pensiero, infine, va agli altri «a tutti coloro che non sono riusciti ad avere giustizia e a chi non è mai nemmeno riuscito ad entrare in un'aula di giustizia». «Abbiamo messo molte energie in questa battaglia – conclude Ilaria Cucchi -, ma è la dimostrazione che non bisogna mai smettere di credere nella giustizia». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti