SCUOLA

L’allarme dei presidi: «Senza vaccinazioni a settembre torna il rischio Dad»

di Magda Biglia
Greco: "Sollecitare i genitori. In caso di rallentamenti o renitenze ci saranno i soliti disagi: dalle aule ai trasporti, i problemi non sono risolti"
Il nuovo anno scolastico rischia di aprirsi con i soliti problemi
Il nuovo anno scolastico rischia di aprirsi con i soliti problemi
Il nuovo anno scolastico rischia di aprirsi con i soliti problemi
Il nuovo anno scolastico rischia di aprirsi con i soliti problemi

L’anno scolastico 2021-22 è già dietro l’angolo, con i problemi da Covid, gli stessi per la terza volta. Unica differenza: i vaccini. Ma l’Associazione nazionale presidi, dopo avere proposto, finora inutilmente, l’obbligatorietà a scuola, denuncia il ritardo delle inoculazioni al personale e agli studenti. Quattro milioni di over 12, devono ricevere due dosi entro settembre. «A un mese e mezzo dalla prima campanella, la vedo dura, si dovrà ricorrere alla Dad» ha dichiarato a Repubblica il presidente nazionale Antonello Giannelli. Del medesimo parere è la referente bresciana Antonella Greco.

«E’ vero-sostiene - che il dato dei non vaccinati è diverso da regione a regione, e in Lombardia, come nel Bresciano, siamo oltre all’80 per cento fra il personale, ma servono solleciti, soprattutto alle famiglie, affinché capiscano che, in caso di rallentamenti o renitenze, si tornerà ai disagi di sempre, perché i nodi non sono risolti, la carenza di aule, le classi pollaio, i trasporti insufficienti. Tutto ricadrà ancora una volta sulle spalle dei dirigenti. Ho già avuto sentore da loro che una percentuale di didattica a distanza è ritenuta inevitabile. Del resto, però, non demonizziamo troppo, la dad ha modernizzato, può essere ancora uno strumento valido in aggiunta, non buttiamo tutto a mare». Eppure dal ministero nell’ultima nota di accompagnamento alle indicazioni del Cts si ribadisce il no dad. Ancora non sono date linee precise, arriveranno col Piano Scuola. Ma si parla, oltre che dei sieri, di distanziamento, «laddove possibile», di mascherine, di ingressi diversi dalle uscite, affidando alla rete nei territori e alle scuole le scelte migliori, «cucite su misura» del singolo istituto. I presidi bresciani sono preoccupati, rassegnati, stanchi, speranzosi, ma si aspettano un anno più o meno come i due precedenti, niente ripresa della normalità.

Nelle speranze sono concentrate le aspettative vaccinali, nella rassegnazione la consapevolezza che niente è cambiato comunque i modelli sono stati tutti sperimentati, non c’è più tanto da arrovellarsi. Non sanno, né possono sapere a causa della privacy, quanti dei loro docenti abbiano finito il percorso delle dosi, né tantomeno come sia la situazione fra i ragazzi. Francesco Mulas, dal Bagatta di Desenzano, dopo avere «con tatto» fatto pressione sui suoi, sottolineando la facilità di accedere anche senza prenotazione agli hub, ha girato ai colleghi un suggerimento: «Scriviamo e rendiamo pubblica una lettera aperta ai genitori perché siano informati sui rischi che si corrono, sul fantasma del ritorno al virtuale se troppi saranno senza le iniezioni». «Gli esiti delle prove Invalsi hanno dimostrato come la qualità degli apprendimenti sia inversamente proporzionale all’uso telematico, dobbiamo fare di tutto per evitare; la presenza è una garanzia, almeno nel sistema attuale» ritiene.

«Il piano nazionale tarda, ma c’è poco da attendere, siamo punto e a capo con queste varianti- commenta, sempre dalla provincia, Paola Bonazzoli, alla guida del Pascal di Manerbio. Speravo- dice- che fosse finita, invece il settembre sarà uguale. Nel mio istituto il 40 per cento dei docenti è precario, li ho visti dal computer o con mascherina; ne verranno di nuovi, come faccio a sapere cosa si verificherà in termini di immunizzazione? Mancheranno dieci aule per il metro boccale, al massimo tre potranno andare all’oratorio, e le altre? L’ho fatto presente al Broletto, chiedendo dei container, senza risposte per ora». La questione dei metri quadri è endemica al Leonardo, dove sette classi sono senza dimora.

«Saranno previste almeno tre settimane di dad per loro, mi auguro non di più- commenta il dirigente Massimo Cosentino-. In ogni caso, niente allarme, faremo come abbiamo fatto sinora, anche meglio grazie ai vaccini e all’esperienza. Mi pare che nell’istituto siano molti i vaccinati. Io stesso, che non prendo mai medicine, mi sono presentato subito, non è una decisione del singolo, è un dovere sociale». La più serena è Simonetta Tebaldini dall’Iis Castelli. «I dati delle adesioni sono buoni dalle nostre parti e stanno schizzando dopo l’intervento di Draghi. Anche parlando con gli studenti mi sembra che siano convinti. Sono fiduciosa che potranno frequentare tutti. Se i trasporti portano l’80 per cento, il restante 20 utilizza un mezzo proprio. Gli spazi non mancano, le misure sono rodate. Se non riusciremo al 10 per cento, faremo brevi turnazioni, privilegiando le prime».•.

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