L’ingresso di Del Bono è da vice presidente

Emilio Del Bono con Simona Tironi e il presidente Attilio Fontana
Emilio Del Bono con Simona Tironi e il presidente Attilio Fontana
Emilio Del Bono con Simona Tironi e il presidente Attilio Fontana
Emilio Del Bono con Simona Tironi e il presidente Attilio Fontana

Nei piani del Pd doveva diventare vicepresidente del consiglio regionale e così è stato. Emilio Del Bono nella sua prima seduta di consiglio regionale è stato eletto nell’ufficio di presidenza dell’assise diretta da Federico Romani. Tutto era chiaro sin dalla disposizione in aula del primo mattino. Nel gruppo del Partito Democratico, Emilio Del Bono era seduto accanto a Jacopo Scandella. A distanza di quattro ore, i due si sono ritrovati nuovamente affiancati non più nei banchi della minoranza bensì in quelli dell’ufficio di presidenza: il primo in qualità di vicepresidente, il secondo di consigliere segretario. Dunque nessun colpo di scena. Per questa ragione l’ormai ex sindaco di Brescia - decadrà ufficialmente da Primo cittadino il 31 marzo - non si è mostrato particolarmente emozionato. «Non posso dire di essere emozionato però ho la consapevolezza del ruolo che ricopro - ha dichiarato Del Bono -. Ogni volta che si entra nelle istituzioni, si ha la preoccupazione di essere all’altezza, di avere la giusta umiltà ma anche la coscienza nel sapere dove si va». E la ricerca di un equilibrio tra il ruolo istituzionale e quello di opposizione è sembrato il primo obiettivo del neoeletto. «Sarà una nuova esperienza che spero di svolgere con la passione e la determinazione che mi hanno sempre caratterizzato - ha affermato Emilio Del Bono -. Un ruolo che mi farà convivere con l’esigenza di compiere battaglia politica di opposizione ma anche istituzionale a tutela di garanzia dei consiglieri regionali». Adesso si è aperto un nuovo capitolo della vita politica dell’ormai ex sindaco di Brescia. «È un passaggio diverso rispetto all’esperienza da sindaco, un ruolo diverso che ha profili istituzionali di maggior garanzia - ha affermato il vicepresidente -. Però ci sarà anche la dialettica maggioranza opposizione sui grandi temi: la sanità, il trasporto pubblico e l’ambiente». Un incarico super partes che ha confermato la centralità del vicepresidente dell’assise lombarda all’interno del centrosinistra e che richiederà di essere ulteriormente consolidata. «Sulla mia leadership ci lavoreremo. Mi fa piacere che nel nutrito gruppo regionale del Partito Democratico (ha 18 membri) ci sia grande fiducia in me, speranze forse eccessive che però mi spingono a fare bene». Il centrosinistra è unito ma il fronte dell'opposizione è da ricompattare. Infatti la coalizione morattiana avrebbe voluto esprimere il consigliere segretario, eletto invece tra le fila del Pd. In segno di protesta contro Majorino e il centrosinistra, il Terzo polo e la Civica di Letizia Moratti non hanno partecipato al voto dell’ufficio di presidenza. •. Lu.Gof.

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