l'intervista

Gelmini: «La manovra Meloni? Accontentati i partiti si è scordata del Paese»

di Giuseppe Spatola
L'ex ministro bresciano commenta la Finanziaria. Su regionali e amministrative Azione ha le idee chiare per la svolta: «Al Pirellone e in Loggia saremo al fianco di Moratti e Castelletti»
Mariastella Gelmini ha criticato apertamente la manovra votata dal governo di Giorgia MeloniMariastella Gelmini con l’onorevole di Azione Fabrizio Benzoni a Brescia
Mariastella Gelmini ha criticato apertamente la manovra votata dal governo di Giorgia MeloniMariastella Gelmini con l’onorevole di Azione Fabrizio Benzoni a Brescia
Mariastella Gelmini ha criticato apertamente la manovra votata dal governo di Giorgia MeloniMariastella Gelmini con l’onorevole di Azione Fabrizio Benzoni a Brescia
Mariastella Gelmini ha criticato apertamente la manovra votata dal governo di Giorgia MeloniMariastella Gelmini con l’onorevole di Azione Fabrizio Benzoni a Brescia

Una manovra senza «progettualità», lontana dalle esigenze del Paese ma con solo due note positive: il mantenimento dei conti messi a posto da Draghi e il rientro graduale dal debito. Così Mariastella Gelmini, vicesegretario nazionale di Azione ed ex ministro per le Autonomie del governo di Mario Draghi, è voluta intervenire sulla prima manovra finanziaria del Governo Meloni dando uno sguardo alla Loggia che in Laura Castelletti potrebbe vedere il primo candidato sindaco di Azione d’Italia. Una prospettiva che l’ex ministro non allontana. Anzi. Ma prima ci sono le elezioni regionali e la candidatura di Letizia Moratti.

La manovra del governo di Giorgia Meloni presenta solo punti critici? O salva qualche intenzione?

Vedo solo due cose positive: aver salvaguardato i conti pubblici, confermando sostanzialmente il percorso di graduale rientro dal debito indicato da Draghi, e aver rinnovato gli aiuti per imprese e famiglie contro il caro energia almeno per il primo trimestre. Anche in questo caso replicando quanto fatto dal precedente esecutivo. Quando le idee le prendono a prestito da chi li ha preceduti, non sbagliano. Per il resto è una manovra senza anima, il cui impatto sulla crescita sarà appena dello 0,3%. Hanno preferito accontentare i partiti, piuttosto che cercare di rispondere ai problemi del Paese.

Uno dei temi che questa legge di bilancio non affronta è la sanità, un errore dopo la pandemia e la paura Covid tornata in Cina?

È un errore anche a prescindere dalla possibile recrudescenza del virus, lo abbiamo segnalato non appena la legge di bilancio ha preso forma. Più in generale, sconforta la sfiducia nella scienza dimostrata da una parte di questo governo. Hanno anticipato di due mesi il rientro in corsia degli operatori sanitari che hanno scelto di non vaccinarsi, hanno cancellato le multe ai no vax, hanno abrogato l’obbligo di esibire il green pass in ospedali e Rsa, hanno silenziato la diffusione quotidiana dei dati sui contagi. Hanno detto orgogliosamente no alle risorse del Mes. Mi chiedo quindi come faranno a tutelare davvero i pazienti oncologici che più hanno risentito dei ritardi dovuti alla pandemia? Come pensano di sbloccare le liste d’attesa o garantire più borse di specializzazione? Come pensano di sopperire alla carenza di medici e infermieri? E come pensano di affrontare una eventuale - e non auspicata - nuova ondata di Covid? Noi abbiamo avanzato delle proposte, ma non hanno voluto ascoltarci.

In questo si innesca appunto il Mes e i dubbi della Meloni?

Sul Mes il governo è accecato dalle scorie di antieuropeismo che si porta dietro: è un pregiudizio che non si spiega razionalmente. Ma il trattato va ratificato, altrimenti corriamo gravi rischi di isolamento. E per quel che ci riguarda andrebbe anche utilizzato, proprio per la sanità: quelle risorse sarebbero fondamentali per impedire il collasso del sistema.

Avete attaccato sui tempi dettati dalla maggioranza. Cosa sarebbe stato meglio fare?

La maggioranza ha fatto per un mese ostruzionismo a se stessa. E questo ha reso impossibile un vero confronto politico sui contenuti della manovra. Il Senato è stato trasformato in un passacarte: è stata una gestione scandalosamente approssimativa.

E perché Azione ha allontanato l'ipotesi di una manifestazione di piazza?

Noi crediamo che, in questo momento, sia più utile per il Paese fare proposte, piuttosto che alimentare uno scontro che, alla fine, rafforza solo chi comanda.

Su cosa sareste intervenuti per migliorare il testo?

Abbiamo chiesto di finanziare adeguatamente la sanità, concentrare il taglio del cuneo fiscale sui giovani, investire su industria 4.0, cancellare il reddito di cittadinanza subito per chi può lavorare e non ha figli, aumentare le borse di studio, cambiare il meccanismo dei sostegni sul caro energia perché il sistema dei crediti di imposta non tiene più. Non ci hanno ascoltato e il risultato è una manovra del tutto deludente.

Che 2023 prevede sul piano politico e sociale?

È un anno su cui pesano moltissime incognite, dal riaffacciarsi del Covid, al rallentamento della crescita. Proprio per questo serviva una finanziaria diversa.

A livello locale il primo appuntamento saranno le Regionali. Azione che prospettive si darà?

Siamo in campo con Letizia Moratti per far sì che la Lombardia torni ad essere la locomotiva dell’Italia e dell’Europa. E ci radicheremo ancora di più sul territorio costruendo – con Italia Viva – la nuova casa dei veri riformisti. Questa regione ci ha dato fiducia alle ultime elezioni politiche e cercheremo di tradurre questa fiducia in buona politica e buongoverno.

E a Brescia?

In Loggia Azione rischia di far eleggere il suo primo sindaco, Laura Castelletti… Azione ha le idee chiare, se Laura Castelletti dovesse ufficializzare la candidatura, noi saremo al suo fianco.•.

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