l'analisi

«Lavoro e offerte senza risposte? È il reddito di cittadinanza» Ma pesano anche le competenze medio-basse

Fulgoni (Life In): «Le candidature che arrivano in agenzia sono sempre di meno anche se sono aperte le ricerche di 80 profili». Agli Artigianelli focus della Cisl sulla realtà della nostra provincia: sono «rosa» i due terzi dei disoccupati sul territorio dove il grado di istruzione risulta inferiore rispetto alla media nazionale e della Lombardia.
Un'iniziativa di "Job speed date" per far incontrare domanda e offerta  di lavoro
Un'iniziativa di "Job speed date" per far incontrare domanda e offerta di lavoro
Un'iniziativa di "Job speed date" per far incontrare domanda e offerta  di lavoro
Un'iniziativa di "Job speed date" per far incontrare domanda e offerta di lavoro

Difficoltà di incontro tra domanda e offerta di lavoro? Non è un problema di oggi, ma colpa delle politiche governative di assistenzialismo da anni in vigore. Uno su tutti: il reddito di cittadinanza. Ne è convinta Patrizia Fulgoni presidente dell’agenzia per il lavoro Life In, con sede a Rodengo Saiano e alcune filiali non solo sul Bresciano, «costretta a dover fronteggiare una situazione paradossale: l’altissima offerta di lavoro in tutti i settori, in grado di soddisfare qualsiasi esigenza e richiesta, e la mancanza assurda di domanda». Un problema sorto qualche anno fa e amplificato con le conseguenze della pandemia. «Il Decreto dignità dell’allora “Governo del cambiamento” ha creato una profonda ferita all’interno del mondo del lavoro, sempre più difficile da sanare - sottolinea Fulgoni -. Troppe persone non occupate ma potenzialmente occupabili si sono adagiate sulla “comodità” del reddito di cittadinanza: un vero e proprio stipendio sicuro tutti i mesi, a cui si aggiungono quelle poche ore di impiego a settimana in nero. Uno strumento che sta apportando più danni che benefici, favorendo il lavoro sommerso e irregolare e generazioni di giovani e meno giovani senza stimoli».

Un contesto che, con il passare del tempo, rischia di diventare cronico e strutturato. E i problemi iniziano già a farsi vedere. «Le candidature che arrivano in agenzia sono sempre di meno, nonostante siano aperte le ricerche di circa ottanta profili - racconta la titolare -. Chi invece, senza troppo entusiasmo, inizia a lavorare, basta un niente che si licenzia. Purtroppo facciamo fatica non solo a trovare figure per i nostri clienti ma soprattutto a trovarle motivate». Nel Bresciano l’addetto più richiesto e, allo stesso tempo, più difficile da «scovare» è l’operaio metalmeccanico semplice. «Per i professionisti specializzati non è cambiato molto: le tempistiche della ricerca sono rimaste le medesime - spiega -, per quanto riguarda i lavoratori generici invece l’attesa può arrivare anche a svariate settimane».

Il convegno sul lavoro organizzato dalla Cisl agli Artigianelli di Brescia
Il convegno sul lavoro organizzato dalla Cisl agli Artigianelli di Brescia

Perdita del lavoro femminile, tasso di occupazione maschile al 76,8 per cento, femminile al 54,2 contro il 59,5 della media regionale. Disoccupati 28 mila, persone in età lavorativa che non lavorano 247 mila, per due terzi donne. Nuovi avviamenti, nel 2021, 160 mila, 30 per cento stranieri. Meno di uno su quattro a tempo indeterminato. L'84,5 per cento con competenze medio basse, che diventa l'89 nella manifattura. Nella popolazione, laureati al 14,3 per cento: 18,2 in Italia, 19,7 in Lombardia, 26,7 a Milano. Ha solo la licenza media il 31 per cento contro il 25 della media regionale, il 20 di Milano. Queste a grandi linee alcune caratteristiche del mercato del lavoro a Brescia, dove la maggior parte dei 542 mila occupati (erano 553 mila nel 2019) lavora nei servizi, oltre 300 mila, e l'industria è seconda con 182 mila.  Lo dicono i dati presentati ieri nel corso di un convegno organizzato dalla Cisl all'auditorium Capretti.

Uno scenario luci e ombre sul quale pesa il ritardo di un cambio di mentalità sulle politiche attive che vadano al di là dei pur necessari ammortizzatori, nonostante ci siano in Lombardia 972 enti accreditati e 150 sportelli finanziati dallo Stato. Ma c'è un ulteriore "difetto del mercato" evidenziato nel corso del convegno, ed è soprattutto italiano: l’informalità dei rapporti. «Ancora l’80 per cento delle assunzioni avviene per conoscenze personali», è stata l’affermazione del segretario della Cisl Paolo Reboni che ha dato il destro a Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt, di affrontare anche il tema dello skill mismatch, la discrepanza fra le competenze richieste dai datori e la preparazione degli aspiranti. «Manca un’infrastruttura ad hoc, ma mancano anche i giovani, 1 milione in meno negli ultimi cinque anni. Gli stranieri vengono male utilizzati, i profili bassi e l’informalità spingono a contrattazioni non professionalizzanti, la scuola e l’impresa si parlano poco. Questo, in generale, al di là poi delle difficoltà stagionali, come quelle che stiamo vivendo nel settore turistico

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