Le classi «pollaio»: i vecchi problemi al via con la scuola

di Magda Biglia
Il sovraffollamento delle aule sarà un problema che si ripresenterà anche all’inizio del prossimo anno scolastico anche nel Bresciano
Il sovraffollamento delle aule sarà un problema che si ripresenterà anche all’inizio del prossimo anno scolastico anche nel Bresciano
Il sovraffollamento delle aule sarà un problema che si ripresenterà anche all’inizio del prossimo anno scolastico anche nel Bresciano
Il sovraffollamento delle aule sarà un problema che si ripresenterà anche all’inizio del prossimo anno scolastico anche nel Bresciano

Come sarà l’inizio della scuola a settembre? È presto per dirlo, ma una circolare ministeriale indica criteri di normalità che potranno essere modificati in base al percorso dei contagi. La critica che viene avanzata però dai dirigenti è la mancanza di interventi strutturali che evitino il consueto balletto dei salti mortali per farcela. Il primo tema più discusso da anni che nemmeno il Covid è riuscito a scalfire è il criterio della formazione delle classi, con la spada di Damocle delle «classi pollaio». La legge del 2009 sancisce che all’infanzia si va dal 18 a 26 presenze in un’aula, alla primaria da 19 a 26/27, alla secondaria di primo grado da 18 a 27, mentre alle superiori il minimo per avere una prima in più è di 27 iscrizioni, poi si può arrivare anche a 30. Deroghe sono previste per disagi montani o insulari, per situazioni difficili di dispersione. Nessuna modifica è stata apportata sulla scorta dell’esperienza dei necessari distanziamenti e, quando o se si dovesse rendere necessario ancora il metro di distanza, si dovrà ricorrere agli espedienti sin qui adottati, utilizzo di mense, laboratori, palestre, auditorium. Ma il problema non sta solo negli spazi, che non ci sono e che non si possono per la verità reperire in breve tempo, ma soprattutto negli organici in più che sarebbero necessari in un sistema che già deve recuperare oltre 100 mila supplenti. Nel dibattito annoso poi si parla sì di questioni architettoniche ma anche didattiche, visto che un rapporto numerico migliore fra docenti e studenti è ovvio che può dare risultati migliori. Intanto, in barba alla circolare, l’assetto strategico degli edifici scolastici sarà immutato. Ci sono scuole a Brescia che scoppiano, come il liceo Leonardo con 1960 iscritti e parecchi respingimenti delle adesioni: «Le prime sono tutte al limite, pure le terze dato che abbiamo effettuato per forza un accorpamento. E ci sono quattro classi che non hanno aula propria ma entrano nelle altre quando i titolari sono fuori, ad esempio in palestra» riferisce il preside Massimo Cosentino. Anche al Castelli, con i suoi oltre duemila studenti, ci si deve giostrare non poco: «Noi lasceremo sin dall’inizio il medesimo schema dell’anno scorso, un metro tra i banchi da subito per non cambiare in corso d’opera» afferma la dirigente Simonetta Tebaldini. Tutto come nel 2021-22 anche al Tartaglia Olivieri che ha visto incrementare le iscrizioni in particolare al liceo artistico: «Le prime e le terze sono affollate - spiega Laura Bonomini - resteranno nelle aule più grandi». Curiosità: nell’’istituto ci sono classi zeppe e classi rade, una addirittura di nove banchi perché le quinte in genere non si accorpano. «Si studiano le varie dislocazioni ad hoc, comunque il distanziamento a scuola non è determinante se poi i ragazzi si affollano sui bus e altrove» aggiunge la preside. Si continuerà come nell’anno precedente anche nel primo ciclo al Nord 2 di Maria Belponer: «Pure i più piccoli sono in 25-26, ci arrangiamo, soprattutto alla Pirandello e alla Sauro, usiamo altri ambienti». I «pollai» s trovano principalmente in città, meno nel territorio e meno nei Comprensivi. Roberta Pugliese al Tassara Ghislandi di Breno ha a che fare con i 27, 28 delle prime e terze: «Senza interventi sulla legge, andremo avanti come finora, arrangiandoci». Va maglio al Levi di Sarezzo: «Abbiamo due classi strapiene, vanno nelle due aule più vaste, una di 100 metri quadrati» sottolinea Ersilia Conte. Cantieri saranno aperti nei Comprensivi, ad esempio con un bando regionale da 7 milioni ciascuno per la primaria di Ghedi e le medie di Mazzano ed Erbusco. Cristina Fontana, dirgente a Nuvolento, non si lamenta perché, nonostante l’unione di tre comuni, ha 23 alunni massimo alla primaria e 19 alla media: «Ma aule sono piccole, sarebbero da 18 massimo. Perciò abbiamo rivoluzionato le collocazioni, utilizzato i laboratori e tutti gli angoli a disposizione. Così rimarremo anche nel 2022-23, poi si vedrà». •.

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