L'ALLARME

Somministrazioni a rilento nelle aziende, la Cisl: «Sono ancora pochi i lavoratori vaccinati»

di Manuel Venturi

Le vaccinazioni tra i lavoratori bresciani vanno a rilento. L’allarme arriva dalla Cisl provinciale, che dati alla mano dimostra come la «spinta» che sarebbe dovuta arrivare con la firma dell’accordo quadro «Progetto speciale vaccini Brescia» non c’è stata: secondo i dati di Regione Lombardia e di Inps rielaborati dal sindacato, risulta che su una platea di 432 mila lavoratori tra i venti e i sessant’anni 139.040 sono ancora in attesa della prima dose e 294.466 aspettano la seconda. «Ci sono ancora troppi lavoratori senza vaccinazione – ha sintetizzato Alberto Pluda, segretario generale della Cisl provinciale -. In termini generali, l’andamento della campagna vaccinale nel Bresciano, con quasi il 76% della popolazione che ha già ricevuto una prima dose e oltre la metà di questa anche la seconda è assai positivo, ma l’analisi dei dati sulla fascia d’età mostra che le imprese, con la sola eccezione di Apindustria Confapi, non hanno ancora saputo tradurre in concreto l’impegno». L’accordo, firmato l’11 giugno da tutte le associazioni di categoria datoriali, dalla Camera di Commercio, Prefettura, Ats di Brescia e della montagna, dall’Asst Spedali Civili e da Cgil, Cisl e Uil, prevedeva il rafforzamento della campagna vaccinale per i lavoratori, con una linea dedicata all’hub di Brescia, l’attivazione di piani vaccinali aziendali. Ma ad oltre un mese dalla partenza, i numeri stentano a decollare: la Cisl ha stimato che, nella fascia 20-60 anni (escludendo quindi i più giovani e gli Over 60), mancano all’appello quasi 140 mila lavoratori che ancora devono ricevere la prima dose. Di questi, 53.550 sono tra i 20 e i 29 anni, 62.630 tra i 30 e i 39, 88.920 tra i 40 e i 49 e 87.860 tra i 50 e i 59 anni. «Sarebbe davvero grave se passasse l’idea che, visto come vanno le cose, tanto vale aspettare che la campagna vaccinale vada avanti con i suoi tempi, sollevando il mondo della rappresentanza delle imprese dai patti che ha sottoscritto – evidenzia Paolo Reboni, segretario generale aggiunto della Cisl bresciana -. Bisogna accelerare i piani vaccinali per i lavoratori, applicando i patti che tutti abbiamo liberamente sottoscritto, anche in vista di una eventuale terza dose di vaccino». A chi è ancora in attesa della prima dose, si aggiungono quasi 300 mila lavoratori che aspettano la seconda e qui nasce un altro problema: «Nonostante sia scritto nell’accordo, alcune aziende non concedono le 4 ore di permesso concordate per i lavoratori che devono vaccinarsi in orario di lavoro – sottolinea Reboni -. Non si tratta di un tema economico, ma valoriale: in ballo c’è la vita delle persone». Senza dimenticare che «potrebbero generarsi difficili rapporti all’interno delle aziende tra lavoratori vaccinati e non», chiosa Reboni. •.

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