«Senza spettacolo e cultura non si può vivere: ripartiamo»

di MA.GIA.
Lo striscione esposto  in piazza da   Bulls FOTOLIVE/Davide BrunoriUn po’ di buona musicaAndrea Cegna di Bulls
Lo striscione esposto in piazza da Bulls FOTOLIVE/Davide BrunoriUn po’ di buona musicaAndrea Cegna di Bulls
Lo striscione esposto  in piazza da   Bulls FOTOLIVE/Davide BrunoriUn po’ di buona musicaAndrea Cegna di Bulls
Lo striscione esposto in piazza da Bulls FOTOLIVE/Davide BrunoriUn po’ di buona musicaAndrea Cegna di Bulls

«Ma davvero possiamo pensare di vivere senza teatro, senza musica e senza alcuna forma di spettacolo? Davvero possiamo fare a meno del collante della società, di uno dei facilitatori del senso critico, capace di creare necessari momenti di condivisione?». Dubbi ormai divenuti amletici, posti dal musicista e scrittore Giancarlo Onorato presente all’assemblea pubblica degli operatori dello spettacolo, «andata in scena» ieri pomeriggio in piazza Paolo VI. CAPOFILA dell’assise: Bulls, acronimo di Brescia unita lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, nata il 30 maggio scorso, a seguito della prima giornata di mobilitazione, «per denunciare le complicate condizioni, ormai incancrenite, in cui versa il settore e per chiedere nel breve tempo una tutela maggiore da parte delle istituzioni e nel medio e lungo periodo una riforma strutturale del sistema». Perché «la pandemia - specifica Andrea Cegna di Bulls - ha reso evidente un malessere in circolazione da anni: per l’Italia il nostro è un settore non essenziale. Noi, invece, vorremmo che lo fosse e vorremmo poter godere di riaperture in sicurezza, seppur parziali, senza dover attendere la fine della campagna vaccinale». A rischio troppe sale teatrali, compagnie e cinema e in bilico il lavoro per migliaia di persone costrette, per andare avanti, a cambiare mestiere. Pochi e inconsistenti, infatti, gli aiuti dei ristori. Insufficienti a poter vivere e «in ogni caso - aggiunge Onorato - non possiamo continuare con l’assistenzialismo, abbiamo bisogno di guarire definitivamente da una patologia in atto da decenni». Ora diffusa e fortemente peggiorata: le misure di contrasto al Coronavirus ha fatto chiudere i battenti a tutti gli operatori e ha bloccato la diffusione dell’arte di musicisti, attori, registi e di tutte le professioni correlate. Nell’incontro condiviso con la città, decine di «colleghi» e il rappresentante della sigla sindacale Slc Cgil, Romano Rebuschi, hanno preso parola per confrontarsi e dare voce alle problematiche di un comparto messo in ginocchio da uno stop governativo che non vede fine, già fortemente provato da continui tagli alla cultura e da investimenti inesistenti. «L’artista viene definito un appassionato e per questo motivo, il più delle volte, non gli viene riconosciuto quanto fatto. Da qui, la diffusione del lavoro nero, di cui certamente siamo conniventi ma per lavorare spesso dobbiamo scendere a compromessi», ammette l’attrice e regista Paola Cannizzaro. UNA CONTRADDIZIONE nel «Paese del più grande patrimonio artistico e storico» al mondo. «Si può porre fine al lavoro irregolare riconoscendo la categoria a livello fiscale - aggiunge l’attrice -, per far questo è fondamentale l’innesco di buone pratiche culturali con le istituzioni». Con il Comune di Brescia è già iniziato un proficuo dialogo. La Loggia, inoltre, nelle scorse settimane ha riservato aiuti economici alle diverse realtà culturali sul territorio danneggiate dalle restrizioni. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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