Stop al Superbonus: a rischio cantieri per novecento milioni

di Marta Giansanti
Il settore edilizio rischia di andare pesantemente in sofferenza
Il settore edilizio rischia di andare pesantemente in sofferenza
Il settore edilizio rischia di andare pesantemente in sofferenza
Il settore edilizio rischia di andare pesantemente in sofferenza

«Come la mia sono tante le aziende che rischiano di chiudere a breve. Non ho più liquidità, è assurdo fallire con lavori terminati, bisogna fare qualcosa e velocemente altrimenti sarà il disastro economico. Sono fuori di 1,6 milioni di euro, ho impegnato tutti i soldi, anche quelli di famiglia, pensando che pagassero. E ora che faccio?». Questo è solo uno dei tanti messaggi di disperazione che quotidianamente arrivano all’Associazione Artigiani di Brescia. Messaggi che descrivono la grave e preoccupante situazione attuale legata al Superbonus: «C'è gente che rischia di perdere tutto - tuona Bortolo Agliardi, presidente dell’associazione di via Cefalonia -. Il Superbonus è una scelta del governo che ha dato slancio al Pil ma che ora si sta tramutando in una disastrosa débâcle: ad oggi rischiano di fallire le imprese e tutta la filiera di fornitori e di subappaltatori. E c'è un unico responsabile: lo Stato». Accusato di aver stabilito solo un tetto temporale e non un limite di spese ai bonus fiscali: «E ora - aggiunge Agliardi - centinaia di cantieri sono fermi per l’incertezza delle banche che non ritirano il credito. Imprese che hanno già fatto il lavoro, investito per terzi, sopportato l’aumento del costo dei materiali. È paradossale che siano sull’orlo del baratro perché lo Stato non dà la possibilità di ottemperare a una norma dettata dallo Stato stesso. Inoltre gli istituti bancari che ritirano il credito hanno fissato dei nuovi e più bassi price list, destinati a calare ulteriormente». E in risposta alle dichiarazioni del presidente Draghi sull'aumento di frodi nel settore, Agliardi risponde: «Le frodi sono state possibili là dove non c’erano controlli, con il ritiro di crediti non esigibili come Poste italiane e Cassa deposito e prestiti». Una preoccupazione diffusa sull’intero sistema bresciano dell’edilizia bresciano, rappresentato da Ance Brescia, Cape, Eseb insieme alle sigle sindacali Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, «per le pesanti ripercussioni che potrebbero ricadere su imprese, dipendenti, famiglie e committenti nel caso in cui non si sbloccasse la cessione dei crediti». Una situazione complessa resa ancora più evidente dai dati elaborati dall’Ufficio Studi di Ance Brescia basato su un significativo campione di imprese. Secondo l’analisi il potenziale mercato delle agevolazioni edilizie in provincia è pari a 1,7 miliardi di euro: i lavori eseguiti ammontano a 480 milioni, mentre sono 250 milioni i lavori potenziali i cui committenti o proprietari di immobili non sono interessati o non possono procedere per difficoltà tecniche. Presenti poi cantieri per 970 milioni di euro, di cui 900 davvero a rischio e 380 dei quali relativi a contratti in sospeso (per esempio perché la ditta non sa a chi cedere il credito). L’importo dei crediti in sofferenza, pari alla mancanza di liquidità delle imprese, ammonta a 590 milioni di euro, di questi ultimi: 195 sono già nel cassetto fiscale delle imprese; 177 sono stati fatturati ma non ancora caricati nel cassetto fiscale delle aziende; 218 sono da fatturare in funzione dello stato avanzamento dei lavori. «Ma da oltre quattro mesi le banche hanno bloccato l’acquisto dei crediti - dichiarano in una nota congiunta -: un fattore che minaccia non solo la riuscita della normativa, ma anche il proseguimento dei lavori già contrattualizzati o in corso d’opera. Le imprese che si sono fatte carico dei crediti fiscali con la promessa di poterli cedere in seguito, ora si trovano in una strada senza via d’uscita, con l’impossibilità di acquisire nuove commissioni e la necessità di ottenere subito liquidità per pagare fornitori e lavoratori». Un quadro critico che sigle datoriali e dei lavoratori hanno messo nero su bianco in una missiva diretta ai parlamentari bresciani, affinché intervengano in prima persona sulla questione. Perché se ignorata, rischierebbe di danneggiare un intero sistema. Un comparto definito «protagonista per la ripresa del nostro Paese» e che da solo genera circa il 5% del Pil nazionale, dando lavoro a 18 milioni di persone e coinvolgendo 31 settori economici diretti: «Tra le realtà aleggia l’incertezza, molte hanno preferito sospendere i lavori nell’attesa che la situazione si stabilizzi - si specifica -. L’auspicio è che la politica possa trovare risposte adeguate e intervenga per scongiurare le gravi e possibili ripercussioni».•.

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