IL VACCINO

«Stop ReiThera? Solo questioni politiche»

di Alessandro Gatta
Alla Fase 1 aveva partecipato anche Pierluigi Currò, l’unico bresciano volontario. I fondi per proseguire con ulteriori sperimentazioni, dopo i buoni risultati ottenuti nelle prime due fasi, possono ora arrivare dalla fondazione di Bill Gates

•• Il miliardario Bill Gates e l’ex moglie Melinda finanzieranno i progetti di ricerca di ReiThera, la società che ormai più di un anno fa aveva avviato la sperimentazione del primo vaccino anti-Covid italiano, il Grad-Cov2, che ha già concluso le prime due fasi ma per cui, per carenza di fondi, non è mai stata avviata la terza (e ultima). La notizia è stata annunciata proprio da ReiThera: l’azienda ha ricevuto un finanziamento da 1,4 milioni di dollari dalla Bill&Melinda Gates Foundation per lo sviluppo di nuovi vaccini basati sulla piattaforma Grad. Il programma finanziato si concentrerà su due obiettivi chiave: sviluppare vaccini di seconda generazione in grado di fornire una copertura più ampia contro le varianti del Sars-Cov2, e alla realizzazione di vaccini innovativi anche contro l’Hiv. Dunque niente Fase 3 per Grad-Cov2, ferma ai box in attesa di finanziamenti: ai tempi del commissario straordinario Domenico Arcuri sembrava certo l’investimento (81 milioni di euro) di Invitalia, che non solo avrebbe sostenuto le attività di ricerca e l’ampliamento dello stabilimento produttivo, ma pure avrebbe acquisito una partecipazione (al 30%). I risultati della Fase 1 sono stati recentemente pubblicati dalla rivista Science Translational Medicine: lo studio clinico ha valutato la sicurezza e l’immunogenicità di una singola dose di Grad-Cov2, condotto su 90 partecipanti. A quattro settimane dalla vaccinazione, la generazione di anticorpi contro la proteina spike è stata raggiunta in 43 su 44 volontari giovani (tra i 18 e i 55 anni) e su tutti i 45 partecipanti più anziani (da 65 a 85 anni): inoltre, Grad-Cov2 ha indotto una risposta cellulare T contro la spike in 89 dei 90 partecipanti. I buoni risultati sono stati confermati anche da Covitar, lo studio clinico di Fase 2 iniziato il 18 marzo in 24 centri, e condotto in 917 volontari di cui 1 su 4 over65 o con condizioni associate a un elevato rischio di malattia severa in caso di Covid. Il regime di studio ha previsto sia la singola che la doppia dose: a tre settimane dall’inoculazione si è osservata una risposta anticorpale contro la spike nel 93% dei volontari, e del 99% dopo la seconda somministrazione. Alla Fase 1 aveva partecipato anche Pierluigi Currò, l’unico bresciano volontario, rimasto poi «imbottigliato» nella questione Green Pass, in quanto il vaccino ricevuto nel settembre 2020 ovviamente non è mai stato riconosciuto. Il ministero era intervenuto con una circolare ad hoc, ma che in realtà riguardava solo i partecipanti alla Fase 2: dunque i 90 volontari della Fase 1 erano rimasti sospesi nel limbo. «In attesa di indicazioni precise sono stato obbligato a fare i tamponi – spiega Currò – e ammetto, con un sorriso, che in alcuni casi mi hanno scambiato per un No-Vax, quando invece sono talmente favorevole al vaccino da averlo fatto per primo». La situazione si è risolta ripartendo da zero: «Il 22 ottobre ho ricevuto la prima dose di Pfizer e farò la seconda il 12 dicembre, ma intanto da pochi giorni ho finalmente il Green Pass. Comunque rifarei tutto: che prosegua o no la sperimentazione, rimane qualcosa in cui credo veramente». Certo, un po’ dispiace: «Mi sento profondamente amareggiato per lo stop alla Fase 3, soprattutto pensando al grande lavoro dei sanitari. Hanno fermato tutto per motivi che non c’entrano con la salute o con l’efficacia scientifica, solo per una questione politica. Spero vadano avanti, anche altrove: il 60% del mondo non è ancora vaccinato, servirà a loro». •.

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