L'evento del 2023

Una spesa «capitale»: per Brescia-Bergamo conto da 150 milioni

di Eugenio Barboglio
Presentato lo schema del dossier con investimenti e disponibilità. «Il palinsesto si dimentica, quel che faremo il prossimo anno sia una svolta nel lungo periodo». Malumori in aula dell'opposizione: si sentono esclusi

Non è ancora arrivato il momento del dossier, e per questo le opposizioni si lamentano. «Non lo abbiamo ancora visto e neppure abbiamo potuto partecipare alla stesura». Si sono sentite escluse. Qualcuno nel centrodestra si lascia scappare la parola grossa: «ignobile». Però è questione di ore: il 31 gennaio sarà presentato al Mibac, dopo essere passato dalle due Giunte. È il documento fondamentale, il titolo di credito necessario per essere capitali della cultura; Bergamo e Brescia che lo sono diventate per acclamazione, lo depositano ora ex post, con lunedì termine ultimo.

Ieri nei due Consigli comunali di Brescia e Bergamo (in seduta congiunta streaming) è stato servito l’antipasto: lo Schema del dossier, con le linee principali, la cornice concettuale che i due Comuni, con l’assistenza di Ask Bocconi, hanno delineato. E con le cifre, le risorse che ci sono e quelle che ci vorranno per realizzare tutto quanto si immagina di realizzare.

Per fare «bella figura», come ha detto il sindaco Emilio Del Bono, convinto che «la faremo». Certo, lo sforzo economico è notevole, del resto è una candidatura speciale: «Due città, una sola capitale», ha scandito Nadia Ghisalberti, assessore alla cultura a palazzo Frizzoni. «Scommessa difficile», ha aggiunto. Si tratta di lasciare un segno, non solo di mettere insieme un palinsesto degno. Si tratta di entrare nella mappa delle città culturali italiane. «Non per un anno ma per sempre», ha detto Del Bono. Al pari di Firenze, Mantova, Verona, Roma.

Il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, durante il Consiglio comunale congiunto (online) tra la sua città e Bergamo
Il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, durante il Consiglio comunale congiunto (online) tra la sua città e Bergamo

«È questo lo scopo per il quale è stata istituita la Capitale della cultura italiana», spiega il professor Stefano Baia Curioni, consulente e mente della «sfida». La dimensione del dossier è di prospettiva, contano il lungo periodo, le erdità permanenti, le legacy. «Essere capitale significa creare un modo di sviluppo culturale che sia anche sviluppo tout court», ha precisato l’assessore alla Cultura di Brescia, Laura Castelletti. Sarà servito fino ad un certo punto essere capitali per un anno se non resterà un lascito forte; la cultura come volano per i due territori martoriati dalla pandemia. «Il 2023 è l’innesco», sintetizza il sindaco orobico, Giorgio Gori.

Ma quanto costa questo «innesco» alle due città che da giganti manifatturieri vogliono riposizionarsi come poli turistici e culturali (più Brescia che Bergamo, già icona monumentale)? Costerà 150 milioni di euro, quanto cioè è stato stimato che dovrà essere investito per realizzare il palinsesto e tutto quanto servirà a fare del 2023 un punto di svolta per le due città. E per le province: «Non solo i capoluoghi sono coinvolti, il 2023 è l’occasione per ridurre le distanze con il territorio», dice Gori. Nel corso del 2022 verranno attivati tutti gli strumenti di finanziamento, per moltiplicare le risorse ad oggi disponibili.

A fronte di investimenti per 150 milioni di euro, attualmente in parte corrente i due Comuni hanno a disposizione, da varie fonti pubbliche e private, circa 21 milioni di euro. I due comuni insieme normalmente destinano al mondo della cultura circa 9 milioni di euro l’anno, cifra che dovrà essere sensibilmente aggiornata. Il «grosso» dell’attuale tesoretto è rappresentato dai contributi privati gestiti dal Comitato promosso da Fondazione Cariplo e dalle Fondazioni di comunità delle due città: 5 milioni di euro. Il resto sono sostegni pubblici a partire dai 2 milioni del Ministero di Franceschini. Ma come saranno ripartiti gli investimenti? Come noto, lo schema di dossier si articola in 4 macro-aree: la cultura come cura, la città natura, la città dei tesori nascosti, la città che inventa. La parte del leone la farà la «città natura», con i progetti legati allo sostenibilità, i cammini di collegamento tra le due province: assorbirà 65 milioni. E saranno riempite dei contenuti dei progetti proposti dalle istituzioni, ma soprattutto dalle associazioni che operano nelle due province. Un moto dal basso che fa dire a Del Bono kennedianamente: «Non sono i cittadini che si debbono chiedere quello che le istituzioni possono fare per loro, ma sono loro che debbono chiedersi quello che possono fare per la Capitale della cultura». Molto le realtà delle due città hanno già fatto, proponendo solo da Brescia oltre 400 progetti. Ce ne sono di respiro nazionale e internazionale e altri locali, e non tutti entreranno nel dossier, «che però è aperto, non è il Vangelo», dice Baia Curioni. In settimana la Loggia entrerà nel dettaglio, prima della scadenza del 31.

Ieri ha concesso solo qualche pillola, peraltro già nota: il cammino e la ciclopedonale tra le due città, il Gasometro di Brescia, illuminato per ricordare i «caduti» del Covid, e a Bergamo il «bosco della memoria», con analogo significato, la via del Romanino, le vie del sacro, il progetto della cittadella dell’innovazione al Comparto Milano. E per le conferenze di 12 premi Nobel troveranno i finanziamenti?

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