Vanessa: «Ho sofferto anch’io, ma ce l’ho fatta. E ora è tutto diverso»

di Mario Mattei
Vanessa Ferrari: grande campionessa bresciana
Vanessa Ferrari: grande campionessa bresciana
Vanessa Ferrari: grande campionessa bresciana
Vanessa Ferrari: grande campionessa bresciana

«Penso sia arrivato il momento di esprimere il mio pensiero sui recenti avvenimenti...Ho rifiutato interviste per evitare strumentalizzazioni delle mie parole»: comincia così un post-confessione da parte di Vanessa Ferrari, simbolo nazionale della ginnastica artistica. Il «caso ritmica» è ancora al centro del dibattito e la campionessa bresciana rompe sui social il suo silenzio: «Quando sono comparse le prime notizie sulle denunce da parte dei ginnasti di ritmica e aerobica non sono rimasta affatto sorpresa... Anzi, anni fa scrissi un libro nel quale parlai anche di alcuni di questi aspetti. All'alba dei 32 anni, di cui 25 passati nel mondo della ginnastica, voglio dire che ho vissuto tante esperienze positive ma anche tante negative. Durante la mia carriera fortunatamente però ho vissuto anche qualche cambiamento nel mio ambiente e mi spiace che ancora oggi ci siano luoghi dove si verificano questi orrori. Conosco perfettamente questi aspetti, l'ho detto più volte, come tanti altri ho vissuto sulla mia pelle i problemi alimentari e all'età di 19 anni mi mandarono in una clinica a Verona e grazie al supporto di esperti e dopo un paio di anni di percorso sono riuscita a guarire».

 «Invito chiunque ne soffra a farsi aiutare»

A Verona, Vanessa si recava un pomeriggio a settimana, e al termine del suo percorso ha risolto i suoi problemi: «Invito chiunque ne soffra a farsi aiutare perché è davvero fondamentale. Ho avuto modo di confrontarmi anche con il pensiero di altri ginnasti ed ex ginnasti e spero che finalmente si possa intervenire definitivamente affinché la ginnastica, lo sport che amiamo, senza distinzione di sezioni o di livello, sia pulito. Crediamo a quello che è stato denunciato e siamo vicini a tutti voi, lo sport è fatto di sacrifici e di rinunce ma prima di tutto, prima di qualsiasi risultato, vengono le persone e la loro salute. Quindi faccio appello all'umanità delle persone perché penso che debba esserci un confine netto tra severità in ottica di disciplina e cattiveria». Nel frattempo la macchina della giustizia sportiva si è messa in moto. All’Hotel degli Aranci, a Roma, è andato in scena il primo capitolo delle audizioni della Procura federale: ad essere ascoltate sono state Nina Corradini e Anna Basta, le prime ex ginnaste a denunciare abusi psicologici da parte dello staff della nazionale. È il primo step di un’indagine che, prima di valutare provvedimenti disciplinari, prevede altre audizioni di chi ha sporto denuncia, e non solo. Il procuratore Michele Rossetti il 17 novembre andrà all’Accademia di Desio, ora commissariata, per ascoltare le ginnaste e quindi le allenatrici, inclusa il direttore tecnico Emanuela Maccarani. Ancora da valutare, invece, se servirà ascoltare il presidente della Fgi, Tecchi.

I passi della Procura sui presunti abusi

Nel frattempo la Procura ha cominciato a muovere i primi passi e se il colloquio di Anna Basta è durato circa 4 ore, più rapido è stato quello in mattinata di Nina Corradini. «Sono molto serena perchè ho fiducia nella giustizia sportiva e spero che quello che ho subito non capiti ad altre - ha detto uscendo l’ex Farfalla, accompagnata dall’avvocato Vipsania Andreicich -. Ho raccontato solo la mia esperienza. Ma a un certo punto la persona non riesce più a resistere a questi abusi e diventa tutto pesante. Le medaglie mi sono costate tanto. Finchè la fatica si ferma all’allenamento e al sudore va bene, poi quando sfocia in altro non ne vale più la pena». E mentre anche Alessia Praz, altra ginnasta dell’artistica, invita anch’essa sui social a «un appello per le atlete di oggi e del futuro», così chiude Vanessa: «Non sto cercando colpevoli e probabilmente nel profondo le persone non cambieranno mai, ma e denunciando tempestivamente spero che si possa far ragionare chi commette queste azioni e scegliere il modo migliore di agire».

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