Il piano attuativo è incompleto Polo logistico affossato dal Tar

di Cinzia Reboni
Un rendering del polo logistico di Manerbio stoppato dal Tar
Un rendering del polo logistico di Manerbio stoppato dal Tar
Un rendering del polo logistico di Manerbio stoppato dal Tar
Un rendering del polo logistico di Manerbio stoppato dal Tar

Brusco stop per il polo logistico di Manerbio. Il Tar ha accolto il ricorso di Legambiente annullando il piano attuativo del progetto varato dal Comune nel 2016. L’operazione per una struttura di movimentazione merci da 26 mila metri quadrati incastonati tra la provinciale «Lenese» e l’autostrada A21 era stata proposta dalla società Minervium che, dopo qualche mese, essendo in difficoltà finanziaria, aveva conferito le aree nel Fondo di Investimento Leonida, gestito da Serenissima spa. I giudici amministrativi hanno accolto le censure contenute nella memoria difensiva degli avvocati Emanuela Beacco e Pietro Garbarino. A minare alle base l’operato del Comune la mancanza della relazione paesaggistica obbligatoria. Il ricorso di Legambiente faceva leva sui problemi di viabilità - «strette strade di campagna, incapaci di sostenere il traffico della nuova previsione urbanistica, nessuna bretella di collegamento diretto con il casello della A21» - ed un contesto «particolarmente significativo e delicato» dal punto di vista archeologico, paesaggistico ed ambientale: il Piano includeva infatti al suo interno la Cascina Monasterino - destinata all’eliminazione secondo il progetto originario - «che conserva tracce dell’ex monastero di Santa Maria della Colomba, per il quale la Soprintendenza ha avviato l’iter per apporvi un vincolo di tutela diretto e indiretto». E ancora: i lotti sono classificati come «aree della ricostruzione polivalente dell’agroecosistema», l’ambito è attraversato dalla strada storica per Porzano, «un percorso rurale di prevalente valore fruitivo e visivo percettivo», mentre il fianco nord ovest della Cascina «ospita un filare di specie pregiate tipiche della campagna bresciana». A ridosso del tracciato rurale si trova anche il vaso Moloncello, «avente le caratteristiche di un fontanile», i terreni «si trovano in un’area caratterizzata da grado di vulnerabilità della falda sotterranea alto» e a circa due metri dal perimetro del Piano si trova la Finchimica, «un’azienda che produce elementi chimici per l’agricoltura, ed è a rischio di incidente rilevante». Ma su questi aspetti il Tar ha riconosciuto la correttezza del Piano attuativo, privo però della relazione paesaggistica obbligatoria che deve affrontare numerose tematiche, come atmosfera, corpo idrico, suolo e sottosuolo, traffico, rumore, inquinamento luminoso. Nella sua documentazione il Comune «si limita a prevedere l’impatto dei capannoni, fino a 15 metri, destinati a costituire una barriera visiva e la frammentazione del territorio provocata dalla realizzazione di nuove strade, nonché la mitigazione mediante la piantumazione di filari lungo gli assi viari e pedonali - si legge nella sentenza - e sono previsti accorgimenti per eventuali ritrovamenti di interesse archeologico durante gli scavi. Il Comune aveva l’onere, rimasto inadempiuto, di premurarsi dell’integrità di un suo documento, ed inoltre il contenuto esibito è totalmente privo degli elementi prescritti». L’iter dovrà ora ripartire da zero o quasi. E il progetto, già ritardato da ricorsi e proteste, rischia di arenarsi definitivamente. •

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