La scoperta nel 1975: un «dono» della genetica tramandato nei secoli

di L.SCA.
La «Apolipoproteina» è nel Dna di quasi tutte le famiglie di Limone
La «Apolipoproteina» è nel Dna di quasi tutte le famiglie di Limone
La «Apolipoproteina» è nel Dna di quasi tutte le famiglie di Limone
La «Apolipoproteina» è nel Dna di quasi tutte le famiglie di Limone

Ma che cos’è la proteina di Limone? Tutto nasce dal lontano 1975 quando, dopo alcune analisi del sangue effettuate al Niguarda di Milano a un paziente originario di Limone, prese il via la straordinaria vicenda della «Apolipoproteina A-I Milano». PER LA CRONACA, a favorire inconsapevolmente la scoperta fu il ferroviere Valerio Dagnoli, che viveva a Milano ma era di antica famiglia limonese, poi scomparso nel dicembre 2018 alla veneranda età di 86 anni. ALL’EPOCA della scoperta, a causa dei colesterolo alto riscontrato, Dagnoli rischiava l’infarto. Il referto del resto era impietoso: 421 di colesterolo e 1.820 di lipemia. Dopo altre analisi invece, la scoperta: il sistema cardiovascolare di Valerio Dagnoli, che all’epoca aveva 47 anni, era sano come quello di un giovane meno che ventenne. I medici sbalorditi dal fenomeno, decisero di indagare più a fondo e grazie a Cesare Sirtori, direttore della cattedra di chemioterapia dell’Università di Milano, scoprirono la presenza di una proteina anomala che, per la sua particolare struttura, agisce in modo benefico riuscendo a convogliare rapidamente i grassi delle arterie fino al fegato, eliminandoli. NUOVE RICERCHE misero in luce che non solo anche la figlia del ferroviere presentava nel sangue la stessa anomala catena di aminoacidi, ma anche nel sangue del padre e dell’altro figlio di Dagnoli. E non solo: si arrivò a scoprire che molti altri abitanti di Limone erano portatori di questo dono della genetica e godevano dello stesso benefico effetto. Le indagini sugli abitanti di Limone stabilirono che tutti i portatori discendevano da un´unica coppia unitasi in matrimonio nella seconda metà del 1600: Cristoforo Pomarolo e Giovanelli Rosa, entrambi trentini di origine ma abitanti in paese dal 1636, che si erano sposati il 14 novembre 1644. La diffusione del gene fu determinata quasi certamente a causa dei numerosi matrimoni tra consanguinei nel paese, un piccolo centro rimasto quasi isolato fino al 1932, anno in cui fu inaugurata la strada Gardesana.

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