Lac e Lav sono parti civili «Si fa finalmente luce su una zona d’ombra»

Cinghiali: si va a processo
Cinghiali: si va a processo
Cinghiali: si va a processo
Cinghiali: si va a processo

«Siamo di fronte a un rinvio a giudizio e non a una condanna, ma si tratta comunque di un segnale positivo per far luce sulla vicenda». È l’incipit del commento della Lega per l’abolizione della caccia sulla decisione presa ieri dal Gup in merito agli otto indagati per il caso cinghiali che ora sono diventati formalmente imputati, e accusati di una serie di reati pesanti. La Lac ritiene che si sia «preso atto dell’esistenza di un’ampia zona d’ombra nella cosiddetta e a nostro parere pessima gestione del caso cinghiale nel Bresciano che ha avuto come protagonisti ufficiali e amministratori pubblici. Otto imputati eccellenti finiti sotto la lente della magistratura per aver gestito i piani di abbattimento in modo disinvolto e favorendo i cacciatori. Non sarà un caso che proprio grazie a questa gestione gli animali hanno continuato ad aumentare invece di diminuire?». L’associazione poi ricorda che col rinvio a giudizio «è stata riconosciuta la validità del lungo e complesso lavoro di indagine attuato dai carabinieri forestale (della stazione di Vobarno), ed è stata riconosciuta la potenziale esistenza di una serie di gravi reati compiuti da pubblici ufficiali alle prese con un’emergenza che non è mai esistita, se non nell’immaginazione di media interessati più a fare audience che a offrire notizie scientificamente corrette. Ci siamo costituiti in giudizio come parte civile insieme a Lav, Legambiente e Wwf, e ci auguriamo che nelle future conclusioni processuali si tenga semplicemente conto di quanto affermato con limpidezza dalle leggi in materia di tutela della fauna selvatica». INTERVIENE anche la Lega antivivisezione, come detto parte civile nel processo insieme a Lac, Legambiente e Wwf, secondo la quale si è di fronte a «un primo, importantissimo passo verso l’accertamento delle responsabilità. Per anni, col pretesto di tenere sotto controllo il numero dei cinghiali, la Provincia ha autorizzato i cacciatori a ucciderne migliaia al di fuori della stagione venatoria. Operazione che non ha raggiunto l’obiettivo - sottolinea la Lav - visto che i danni all’agricoltura attribuiti a questi animali non sono diminuiti ma addirittura aumentati. Inoltre, queste attività sono state autorizzate in violazione della legge quadro nazionale sulla caccia, legalizzando di fatto ciò che nel resto d’Italia è considerato bracconaggio. Un bacconaggio istituzionale». «Continuare a ricorrere ai fucili dei cacciatori col pretesto di ridurre i cinghiali - conclude la Lav - rappresenta un circolo vizioso che pesa sulle casse pubbliche senza sortire effetti positivi».

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