Notti bianche sul Garda: il turismo che non vorrei

Più che un’estate, un’interminabile sequela di eventi mordi e fuggi, di concerti in piazza, di spettacoli pirotecnici, di aperitivi e apericene, di interminabili code, di parcheggi pieni e di gente in fila. Benvenuti sul Garda, la patria delle notti bianche. Settanta, in poco meno di tre mesi, le date da cerchiare in rosso. In pratica, lunedì esclusi, un delirio al giorno. Da San Felice a Sirmione tutto un rombare di casse, un fischiare di microfoni amplificati male e un tintinnare di calici nei quali si specchiano musi da selfie. È il turismo di massa, bellezza, c’è poco da fare. Sarà... Ma possibile che non esista un’alternativa al dilagante «eventismo»? Ci si riempie la bocca di parole come sostenibilità e territorio, ma la verità è che alla fine assessori e sindaci si preoccupano solo dei numeri. Con buona pace del lago di Garda. In riva al quale, prima o poi, si finirà per stare pigiati come sulla metropolitana di Tokyo.

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