«Olio del Garda, diffidare delle imitazioni»

di Luciano Scarpetta
Olivicoltura sul Garda: l’ultima stagione ha dato poca quantità e anche timori sul rischio dei «falsi»
Olivicoltura sul Garda: l’ultima stagione ha dato poca quantità e anche timori sul rischio dei «falsi»
Olivicoltura sul Garda: l’ultima stagione ha dato poca quantità e anche timori sul rischio dei «falsi»
Olivicoltura sul Garda: l’ultima stagione ha dato poca quantità e anche timori sul rischio dei «falsi»

Poco olio sul Garda, produzione in alcune zone dimezzate in confronto alle annate «normali», olivicoltori preoccupati anche sul piano commerciale: il rischio è che, mancando la quantità, i soliti «furbetti» inondino il mercato di tarocchi, di olio di chissà dove spacciato per extravergine nostrano. Con una consolazione: il calo quantitativo è stato compensato da rese qualitative molto buone. Se ne parlerà lunedì alle 20 a Gargnano nella sala civica, dove Comunità montana e Aipol hanno organizzato un incontro su «Analisi criticità della stagione 2017 e progetto olivicoltura 2018». NON TUTTO IL LAGO ha però subito questo calo. L’alto Garda ha avuto un raccolto relativamente più abbondante, ma il basso Garda è andato peggio: in alcune località nelle quali in passato si raccoglievano 10 quintali, si sono raccolte solo 10 kg di olive, in pratica quasi lo zero. Ma a cosa si deve questo calo? Alle anomalie del meteo. «Le fioriture di maggio - spiegano dagli uffici dell’Aipol, l’associazione dei produttori - hanno dovuto fare i conti con la prima ondata di calore che ha dissecato il fiore; nei mesi successivi lle alte temperature nelle fasi centrali dell’annata hanno concentrato il succo all’interno delle olive, favorendo il fenomeno delle cascole». La zona dell’alto Garda, un po’ più fresca, ha preservato maggiormente le fecondazioni: «Al punto tale - sottolinea il tecnico Aipol Luca Ferretti - che in alcune zone come Tignale, all’oleificio biologico della Latteria Turnaria sono stati prodotti 30 mila litri di olio biologico per la quasi totalità di varietà Casaliva». Qualche azienda della zona che non aveva prodotto il suo olio è andata a rifornirsi correttamente proprio da loro, altri invece hanno cercato «scorciatoie». Come? «Ci sono realtà - sottolinea Ferretti con amarezza - che quando non hanno olio lo compensano con altro acquistato fuori regione, o addirittura all’estero, commercializzandolo con modalità che danno parecchio fastidio, apponendo sulle bottiglie etichette “Di origine europea” e spacciandolo per gardesano». Qualche esempio? Nel dicembre scorso i carabinieri del Reparto tutela agroalimentare hanno sequestrato oltre 2 mila litri di olio dichiarato da un produttore locale (e rivenditore) come extravergine del Garda. Era contenuto in un anonimo silos senza documenti che ne attestassero la provenienza. «L’unica cosa che si può fare - spiega Ferretti - è la certificazione Dop e nel contempo istruire il cliente. Il consumatore attento capisce subito che se non c’è sapore di mandorla non è Casaliva». •

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