Prelievo vietato dal 2011 dopo l’allarme sul Pcb

La pesca delle anguille sul Garda è vietata dal 2011 per la questione Pcb
La pesca delle anguille sul Garda è vietata dal 2011 per la questione Pcb
La pesca delle anguille sul Garda è vietata dal 2011 per la questione Pcb
La pesca delle anguille sul Garda è vietata dal 2011 per la questione Pcb

Dodici anni e un mese adesso: era il febbraio del 2011 quando il caso anguille al Pcb pose fine a una secolare attività di pesca segnando la scomparsa inesorabile e forse definitiva di questa specie dal lago di Garda, che nel bacino veniva immessa dall’uomo. L’allarme arrivò dalla sponda veneta: su alcuni prelievi disposti dal ministero, vennero riscontrate tracce di una sostanza diossino-simile, il policlorobifenile, nella carni del 38,5% delle anguille analizzate. Seguì dal maggio di quell’anno un divieto di pesca e consumo per la durata di 12 mesi, che da allora si rinnova ogni anno dopo le controanalisi che danno ogni volta, più o meno, lo stesso responso. Non è mai stata chiarita esattamente l’origine della contaminazione da Pcb, sostanza che veniva prodotta proprio a Brescia, nel famigerato stabilimento Caffaro, ma la cui produzione in Italia è vietata dal 1983. Come è avvenuta questa contaminazione non è stato accertato (forse da impianti idroelettrici del Trentino). Un dato solido è che analisi svolte sulle sabbie e sui fanghi dei fondali lacustri, non ha mai evidenziato concentrazioni importanti di Pcb, sempre molto al di sotto del limite di legge, che per il terreno è di 60 microgrammi per chilo: nel lago non se ne sono mai trovati più di 20 microgrammi (a Bardolino), a Riva del Garda 10 mg, a Torbole 5,3. Eppure le anguille sono sempre risultate contaminate: anche le ultime analisi del 2023 hanno trovato Pcb in 28 su 90 esemplari esaminati. V.R.

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