Sub impigliato in
un cordino: record
finito in tragedia

di Luciano Scarpetta
La piattaforma utilizzata per i primi soccorsi davanti agli sguardi allarmati dei bagnanti
La piattaforma utilizzata per i primi soccorsi davanti agli sguardi allarmati dei bagnanti
La piattaforma utilizzata per i primi soccorsi davanti agli sguardi allarmati dei bagnanti
La piattaforma utilizzata per i primi soccorsi davanti agli sguardi allarmati dei bagnanti

Una tragica fatalità è costata la vita sabato mattina a Sebastian Marczewski, 41enne palombaro e veterano di guerra polacco mentre negli abissi del Garda, nello specchio d’acqua antistante l’abitato di Limone, stava tentando di battere il primato mondiale di profondità con bombole «a circuito aperto» stabilito a fine 2016 dall’egiziano Ahmed Gabr nel mar Rosso a quota -332,35 metri.

 

PER LA CRONACA, giusto per rendere onore allo sfortunato sommozzatore, la quota record era stata raggiunta: Marczewski aveva infatti raccolto sul fondo il cartellino recante la misura -333, ma durante la risalita è incappato in un drammatico imprevisto rimanendo incastrato, ad una quota di -170 metri, in un cordino posizionato lungo la verticale. Ieri si è saputo che l’uomo avrebbe provato a liberarsi tagliando la cima che lo imprigionava verso l’alto, operazione invece non riuscita nell’estremità opposta. Qualche giorno prima Marczewski aveva scritto su “Iron Diver” il profilo facebook utilizzato come diario di bordo giornaliero per informare appassionati e connazionali in patria sull’impresa, che il giorno del record non era stato ancora stabilito. Evidentemente sabato c’erano tutte le condizioni ideali per tentare l’impresa. Alle 6.30 Sebastian Marczewski si è immerso al largo di Limone dalla piattaforma galleggiante assemblata quattro settimane prima, sulla quale avevano preso posto i tecnici della sue equipe e i medici. Nulla infatti era stato lasciato al caso. Dall’alimentazione ai controlli medici, agli allenamenti delle settimane precedenti, tutto era regolato con maniacale professionalità. Avrebbe dovuto riemergere intorno alle 20 e, durante la sua lentissima risalita in decompressione, alcuni sub lo avrebbero aspettato da quota -100 in poi per accompagnarlo in superficie. Mancato l’appuntamento a quella quota, un sub dell’equipe è sceso fino a quota -160 notando il cordino in posizione anomala. Giunto al limite non ha però potuto proseguire oltre, forzando la risalita per dare l’allarme. Intorno alle 11.45 è scattata la macchina dei soccorsi: sul litorale stazionavano i vigili del fuoco di Salò e polizia locale di Limone. In acqua, coadiuvati da una motovedetta della Guardia Costiera di Salò, erano attivi nelle ricerche il nucleo dei Cigili del fuoco sommozzatori di Trento e il nucleo sommozzatori dei Volontari del Garda che scandagliavano la zona con il rov dotato di sonar e telecamera.

 

LOCALIZZATA la salma e constatato che non si notavano bolle d’aria in risalita, si è deciso di recuperare la boa con le oltre venti bombole di sicurezza e purtroppo, anche con il corpo dello sfortunato sommozzatore polacco. Ex militare, Marczewski aveva iniziato ad avventurarsi nel blu profondo vent’anni fa, dopo essere stato tragicamente coinvolto nell’esplosione di una mina in Afghanistan piantata dai talebani che gli aveva danneggiato la spina dorsale costringendolo ogni giorno ad assumere antidolorifici. Dopo l’incidente aveva trovato lavoro in Patria appassionandosi al «sommerso», prima come tecnico nel mondo delle immersioni e in seguito come istruttore subacqueo. Nell’estate 2017 proprio nella «palestra» gardesana dei sub al porto di Tremosine, aveva stabilito il record nazionale polacco in acque interne, scendendo alla ragguardevole quota di -240 metri.

 

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