Traversino, ora è allarme contaminazione

di Valerio Morabito
I controlli dell’Arpa sulla discarica dismessa di Lonato
I controlli dell’Arpa sulla discarica dismessa di Lonato
I controlli dell’Arpa sulla discarica dismessa di Lonato
I controlli dell’Arpa sulla discarica dismessa di Lonato

La bonifica dell’ex discarica Traversino a Lonato non può più attendere. Lo afferma l’atto di diffida trasmesso dalla Provincia ai titolari del sito. La presenza di sostanze pericolose in falda e la contaminazione delle acque sotterranee rende necessaria un’urgente opera di messa in sicurezza. NELL’AREA SONO tumulati 290 mila metri cubi di rifiuti che nel processo di disfacimento hanno rilasciato metalli pesanti. Il bacino è del resto inserito nell’elenco dei siti contaminati dal 1982. Arpa ha chiesto di recente un approfondimento delle indagini di caratterizzazione delle scorie. Dalle attività di campionamento degli ultimi mesi non risultano anomalie sotto il profilo della radioattività. I proprietari hanno tuttavia annunciato l’inizio di una nuova campagna di sondaggio del terreno. La diffida del Broletto è maturata in seguito agli ulteriori controlli di Arpa, che nel corso del 2020 ha trasmesso agli uffici provinciali un quadro preoccupante della situazione. In primo luogo la «presenza di rifiuti pericolosi, classificati come cancerogeni e tossici per la riproduzione, all'interno del corpo acquifero sotterraneo. Tutti i campioni di rifiuto prelevati ed analizzati sono risultati essere non conformi alle caratteristiche previste dalla norma per l’ammissibilità in discariche per rifiuti inerti. Nei piezometri posizionati nel sito sono stati registrati superi di manganese, dicloropropano e triclorometano». I costi della bonifica sono stimati in 5 milioni 693 mila euro ed è plausibile vista la difficoltà nel reperire risorse che si proceda per stralci, cominciando a porre rimedio alle situazioni più urgenti. La storia del Traversino è simile a quella di altre discariche bresciane. L’iter di messa in sicurezza ha sbattuto contro la burocratici e la scoperta di scorie di acciaierie e materiale ferroso mescolato con rifiuti provenienti da lavorazioni siderurgiche smaltiti senza autorizzazione. Un anno fa la procura ha aperto un’inchiesta con l’ipotesi di reato di discarica abusiva e inquinamento ambientale che ha ribadito quanto tra gli anni ’80 e ’90 era stato messo nero su bianco da Regione e Provincia, ovvero la presenza di «scorie di acciaieria, olii esausti, pneumatici che provocano il deterioramento della falda già contaminata, alluminio, triclorometano, dicloropropano e concentrazioni di elementi radioattivi superiori al limite». Il sito era rimasto sotto sequestro giudiziario per consentire le indagini: rimossi i sigilli è ora possibile mettere mano alla bonifica. •

Suggerimenti